Quando in una storia d’amore subentra una crisi si può provare ad affrontarla, a mettere assieme i cocci. Ma quando si sente che lo strappo è troppo forte non si può fare altro che scrivere la parola fine. Questo deve aver pensato Adriano Galliani nel dare l’addio al Milan, di cui da 27 anni era dirigente. Ma, infondo, come lui stesso ha annunciato lascia per «una giusta causa, per un grave danno alla mia reputazione».
Insomma, a chi ha dedicato tutta la sua carriera al club di via Turati proprio non sono andate giù le critiche di Barbara Berlusconi alla sua gestione né l’ingerenza, sempre più evidente, della terzogenita del patron. Un’offesa che brucia, al punto che Galliani non ha nemmeno cercato una mediazione rifiutando l’invito di B.B. per un nuovo colloquio chiarificatore. «Sono d’accordo con il ricambio generazionale ma fatto con eleganza, non in questo modo» ha detto il sesantanovenne annuciando di aver già comunicato la sua intenzione di lasciare. «Con o senza accordo sulla buonuscita, mi dimetterò per giusta causa fra pochi giorni, forse aspetto la partita di Champions contro l’Ajax».
Nella mente di Galliani, che per tanti anni ha disegnato progetti di compravendite di campioni, si agitano solo il pensiero del futuro. Per ora lontano dagli stadi e dagli uffici: fatta cadere ogni ipotesi di un suo coinvolgimento con la rinata Forza Italia, che pur piacerebbe a Berlusconi, il quasi ex ad rossonero fa sapere di volersi concedere un lungo periodo di vacanza.
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