di Moreno D’Angelo
«Noi non molliamo. Diciamo no al nuovo zoo in Parco Michelotti (anche se lo si chiama bioparco), no alla privatizzazione del verde pubblico, no all’utilizzo di animali vivi e ci prepariamo a scendere in piazza con una mobilitazione nazionale». Arriva in Comune la protesta delle associazioni ambientaliste e animaliste contro l’apertura del “modello Zoo” in Parco Michelotti sulle rive del Po. E in vista della manifestazione nazionale indetta per il 27 maggio è stata anche presentata una petizione popolare che ha raccolto 475 firme. Grande il rammarico per quello che viene ritenuto il voltafaccia a cinquestelle, accusando la sindaca Appendino di aver tradito le promesse elettorali e di essere da fatto “come gli altri” e in linea con la precedente amministrazione.
I promotori della protesta avevano a gennaio interpellato con una lettera aperta anche Beppe Grillo che non ha dato alcuna risposta e lo stesso per le istituzioni cittadine. Ma le sigle del comitato no zoo non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Le varie anime del coordinamento contestano con decisione il concetto di bioparco: «Sono animali strappati al proprio ambiente naturale sottoposti a stress e condizioni inadeguate; inoltre non vedono sviluppi educativi e ritengono che rappresenti un esempio negativo che predica la violenza e favorisce il commercio di animali esotici. Insomma uno zoo che nuoce all’immagine della città».
Viene poi messa in discussione la giustificazione della pesante penale che il Comune dovrebbe pagare alla Zoom (la società che gestisce il bioparco di Cumiana) in caso di recesso dal progetto concordato dalla precedente amministrazione, che prevede una concessione trentennale dell’area.
«La città più vegana d’Italia che per prima ha abolito i botti di capodanno non può veder aprire un bioparco in Parco Michelotti, sulle rive del Po, a trentanni dalla chiusura dello zoo» dichiara Gualtiero Crovesio della Lav che aggiunge: «Avevano dipinto il programma intoccabile come un testo biblico ma a quanto pare poi ci si adegua o forse non pensavano di vincere le elezioni e che quindi si trattava di un programma inattuabile».
Non sembra però che al momento la questione abbia scosso più di tanto l’opinione pubblica, che in genere tende a vedere il bioparco una cosa ben diversa dai vecchi zoo. Ma per gli ambientalisti si tratta di una battaglia di civiltà da fare indipendentemente dal consenso. Intanto i promotori della protesta assicurano che la battaglia andrà avanti con decisione per l’area verde di Parco Michelotti. Un’area nel cuore verde di Torino che andrebbe riqualificata e non privatizzata, con quello che definiscono uno scempio ambientale che snatura la continuità e la bellezza del Lungo Po. Il coordinamento ambientalista ha avvalorato le sue tesi con relazioni specialistiche e autorevoli contributi, per fare in modo che non si verifichi quello che ritengono “un passo indietro” nella città tra le più animaliste d’Italia.
Ecco le sigle ambientaliste e animaliste del comitato che promuove la manifestazione nazionale No Zoo: ENPA,LAC,LAV,LEAL,LEGAMBIENTE,LIDA,OIPA,PRO Natura,SOS GAIA.