Oggi, 29 gennaio 2014, è una data storica per la Fiat: quella con cui si ufficializza la fusione con la Chrysler, con il conseguente decentramento della sede da via Nizza 250 all’Olanda. Si chiude un capitolo quindi, quello di Torino come città dell’automobile, e se ne apre un altro, quello preannunciato da anni dall’amministratore delegato Sergio Marchionne. Ma qual è stato il processo che ha portato alla svolta? Ecco, quindi, una breve storia della Fiat, tra luci e ombre.
Nel 1899 Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria-Gatti, un nobile e un avvocato, convincono trenta notabili e aristocratici piemontesi a rilevare la “Ceirano”, una piccola industria artigianale per trasformarla in una realtà imprenditoriale. La Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) è nata e inizia a muovere i primi passi. Nel 1900 viene inaugurato il primo stabilimento, in cui lavorano 35 operai e si producono 24 vetture l’anno, nel 1902 Giovanni Agnelli diventa amministratore delegato. L’anno dopo la Fiat viene quotata in borsa e comincia a esportare in Francia, Gran Bretagna, Austria, America e Australia.
Il nome Fiat inizia ad assumere quel prestigio che ogni torinese conosce bene e così passa un po’ in sordina la denuncia dal questore di Torino a Giovanni Agnelli per «illecita coalizione, aggiotaggio in borsa e falsi in bilancio». È il 1908 è l’amministratore delegato si trova ad essere il maggiore indiziato delle manovre fraudolente in borsa che avevano turbato il mercato dei valori e arrecato danni rilevanti ai portatori di azioni. Agnelli finisce quindi in tribunale, indagato di aver provocato enormi e ingiustificati rialzi delle azioni Fiat. Ad evitare lo scandalo ci pensa il capo del governo Giovanni Giolitti, o per meglio dire il suo ministro della Giustizia Orlando che interviene pesantemente sull’operato della magistratura torinese, affermando che un’azione penale nei confronti di Agnelli avrebbe avuto conseguenze negative sulla nascente industria nazionale, in particolare piemontese». Nel 1909 l’ad viene rinviato a giudizio: deve rispondere di aggiotaggio e truffa. Si dimette dall’incarico, ma torna presto a ricoprire la carica e nel 1912 viene assolto.
Nel frattempo la produzione cresce velocemente e così, nel 1916, viene avviata la costruzione della fabbrica del Lingotto, che, ultimata nel 1923, è all’epoca la più grande d’Europa. Con la Grande Guerra la Fiat viene utilizzata per esigenze belliche, ma al termine del conflitto torna subito competitiva con nuovi modelli di automobili.
Nel 1920 Giovanni Agnelli assume la presidenza della Fiat: è l’inizio di un’era. Nello stabilimento del Lingotto vengono inaugurate le catene di montaggio e con queste la produzione di massa. Sono gli anni in cui la società inizia a espandersi non solo dal punto prettamente industriale, con l’acquisto del quotidiano “La Stampa”, l’assistenza sanitaria per i dipendenti e le colonie per i loro figli.
Negli anni Trenta continua l’ascesa della Fiat, che si espande notevolmente all’estero. Nonostante il fascismo all’inizio ne rallenti i ritmi industriali, la casa automobilistica esce rafforzata dal periodo e nel 1939 viene inaugurato lo stabilimento di Mirafiori, con 22mila dipendenti, grazie allo stretto legame con Mussolini e con la dittatura. Vittorio Valletta viene eletto amministratore delegato, titolo che mantiene fino al 1943 assieme al presidente Giovanni Agnelli, poi dopo ritiro di quest’ultimo (a cui subentrerà il nipote Gianni, universalmente detto “L’Avvocato”, pur non essendolo nella realtà) da solo. Con la Seconda Guerra Mondiale la produzione di macchine diminuisce di più di dieci volte, aumenta quella dei camion e, naturalmente, quella di mezzi corazzati, aeroplani e motori marini. Nel 1945, con la pace, muore Giovanni Agnelli e Valletta diventa presidente della Fiat.
Nel 1948, grazie agli aiuti stanziati dal Piano Marshall terminano i lavori di ricostruzione degli stabilimenti e riprende in pieno la produzione di autovetture. Con un piccolo particolare: l’accordo tra Valletta e l’ambasciatrice statunitense in Italia Clare Boothe Luce prevede, in cambio dei soldi americani, la liquidazione della Fiom e il licenziamento degli operai comunisti. Gli anni Cinquanta e Sessanta, anni del boom economico, vedono quindi la Fiat espandersi esponenzialmente. Un’altra ombra quindi, in una storia spesso descritta come fatta soltanto di luci.
Negli anni Settanta la casa automobilistica diventa una holding, ovvero una società che possiede quote e azioni di altre imprese. Negli anni Ottanta nasce la Panda. Nel 1999, anno del centenario, la Fiat è presente in 60 Paesi, con 900 società e 221mila dipendenti.
Il nuovo millennio si apre, come è noto, con una crisi per il settore automobilistico. Nel 2005, in seguito alla morte dell’Avvocato Gianni Agnelli e del fratello Umberto, si forma la nuova squadra: Luca Cordero di Montezemolo Presidente, John Elkann vicepresidente e soprattutto Sergio Marchionne amministratore delegato. E sarà proprio lui, “l’uomo dal maglioncino blu”, a portare avanti fin da subito una politica aziendale che culminerà con l’acquisizione di Chrysler e il decentramento.
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