La Corte dei conti italiana cita a giudizio le agenzie di rating. E non agenzie a caso, ma le tre maggiori a livello internazionale: Standard and Poor’s, Mooody’s e Fitch Ratings. Pomo della discordia, secondo quanto reso noto ieri sera dal Financial Times, sarebbe il declassamento imposto dalle tre agenzie all’Italia nel 2011, che secondo i magistrati contabili non avrebbe tenuto conto «dell’alto valore del patrimonio storico, culturale e artistico del nostro Paese, che rappresenta la base della sua forza economica».
Secondo le indiscrezioni, l’azione legale prenderebbe avvio dal declassamento del debito pubblico italiano avvenuto a più riprese il primo luglio 2011, il 24 maggio 2011, il 5 dicembre 2011 e il 13 gennaio 2012. La Procura sostiene che l’aumentato «spread» e le sue conseguenze costituirebbero base per le contestazioni.
Dopo la soffiata di ieri sera della testata finanziaria anglosassone, a ogni modo, la Corte dei conti ha provveduto immediatamente a diffondere una nota nella quale chiarisce che il fascicolo aperto dal procuratore regionale del Lazio è ancora in fase istruttoria. Non esiste dunque alcuna garanzia che il tutto non si concluda con un’archiviazione, per questo ipotizzare a quest’altezza una somma per eventuali risarcimenti appare alquanto prematuro.
Nel frattempo un primo commento è arrivato dal ministro dei Beni e delle attività culturali, Massimo Bray, che in questa legislatura detiene anche la delega per il Turismo. «Il valore del patrimonio storico, culturale, artistico e paesaggistico dell’Italia è indubbio e non può essere messo in discussione – spiega il ministro – A fronte di questa ricchezza emergono enormi potenzialità di crescita che dobbiamo saper valorizzare al meglio. Per questo ritengo fondamentale mettere l’industria culturale e turistica al centro delle nostre politiche».
Per questo motivo, secondo Bray, la scelta del governo Letta di unire i ministeri di Beni culturali e Turismo appare particolarmente vincente. «Ritengo sia strategico e vitale – conclude infatti il ministro – tornare a considerare la cultura, declinata in tutte le sue manifestazioni non soltanto come un bene da tutelare e valorizzare ma anche come una grande opportunità di sviluppo sociale ed economico».
Alessandra Del Zotto
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