di Alberto Gaino
Questo racconto è il primo pezzo del libro – Il manicomio dei bambini – che ho scritto con la psichiatra Caterina Corbascio e abbiamo pensato di collocarlo in testa a tutto il resto perché rappresenta la testimonianza di Beppe, nome di fantasia, che è uno dei pochissimi a poter ricordare che cosa fu l’Istituto Psico Medico Pedagogico di Grugliasco, più noto come “Villa Azzurra”. Molti dei bambini che vi furono ricoverati negli anni 60 e 70 sono morti o vivono in comunità, con ricordi frammentari del loro passato o non sono rintracciabili.
Noi abbiamo consultato le loro cartelle cliniche e con altrettanti nomi di fantasia abbiamo ricostruito le storie di una parte di loro che compongono – insieme alle relazioni medico-statistiche di fine anno, i verbali del consiglio di amministrazione dell’Opera Pia che amministrava gli Ospedali Psichiatrici di Torino – una storia corale di segregazione, sofferenze, abusi (legati in particolare, ma non solo, alla figura di un medico discusso, Giorgio Coda) che nessuno aveva mai raccontato dando voce agli “ineducabili” o agli “arnesi”, così come venivano chiamati allora i bambini dimenticati di Villa Azzurra.
Il nostro libro è anche molto altro: non si ferma al passato. Ma ora e qui, in attesa della pubblicazione, anticipiamo, grazie a Nuovasocietà, il lucido racconto di un sopravvissuto.
L’articolo completo sul numero cartaceo di giugno di Nuovasocietà