Da ieri ci rimbomba in testa una domanda. Ci chiediamo come mai Nuova Società non sia stata invitata, a differenza di molte altre testate, alla conferenza stampa di fine mandato della sindaca di Torino Chiara Appendino.
Pensavamo che certe “purghe” fossero finite, dopo che alcuni soggetti erano stati costretti, soprattutto per guai giudiziari, a dare le dimissioni. Personaggi che non potevano così fare più da filtro, dopo aver diviso la lavagna tra buoni e cattivi. Quando il nostro giornale, indipendente, veniva considerato megafono dell’opposizione all’amministrazione pentastellata.
Invece ci ritroviamo oggi a non poter raccontare cosa si è detto alla conferenza stampa di Appendino, per il semplice motivo che qualcuno ha preferito dimenticarsi della nostra esistenza. Questo ci dispiace anche perché veniamo pizzicati da alcuni sospetti dopo aver appurato che a organizzare la conferenza non è stato l’ufficio stampa istituzionale della sindaca, il quale a differenza di chi c’era prima ci ha sempre mandato comunicazioni e inviti e con il quale c’è un ottimo rapporto di collaborazione come è giusto che sia tra testate e uffici stampa.
Chi nei giorni precedenti non ha comunicato a Nuova Società, che logicamente sapeva della conferenza stampa da altre fonti ma che per abitudine non si imbuca dove non è invitata, lo ha fatto coscientemente. E questo ci preoccuperebbe, come accadeva quando i pitbull erano di guardia fuori da Palazzo, se fossimo a inizio di un mandato. Ma visto che ormai siamo alla fine, sorridiamo amaramente, però convinti che in questi anni il nostro lavoro di opinione, inchiesta e cronaca, sia sempre stato fatto in maniera corretta. Dal caso Ream ai documenti che pubblicavamo sui bilanci, ma anche le critiche a opposizione e maggioranza. Sono solo alcuni esempi. Ugualmente in questi cinque anni abbiamo chiesto più e più volte alla sindaca Appendino un’intervista, ma l’unica risposta è stata il silenzio. Insomma, come si dice siamo stati rimbalzati.
Delusi da certi comportamenti che però non ci feriscono più di tanto andiamo avanti nel nostro lavoro quotidiano.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente replica:
Egregia Direttrice,
scrivo la presente innanzitutto per porgere le mie scuse e per identificarmi come unico responsabile di quello che è stato, in ultima istanza, uno spiacevole incidente: ho inviato l’invito a Nuova Società ma, banalmente, il numero che mi era stato indicato come riferimento della vostra testata era errato.
La trasparenza e l’apertura agli operatori dell’informazione per me e per noi è una assoluta priorità. Per questo motivo abbiamo trasmesso in diretta Facebook tutta la conferenza stampa – comprensiva delle domande – e abbiamo riservato un significativo numero di posti a sedere in più rispetto agli accrediti pervenuti. Questo proprio per lasciare il maggior spazio possibile alla stampa.
Detto ciò, il mio recapito telefonico è facilmente reperibile e faccio in modo di dare sempre piena disponibilità, pressoché a ogni ora. Nonostante il ricorso a toni ruvidi, sono lieto si sia venuti a capo del disguido che, a tutta evidenza, renderà i contatti futuri più semplici ed efficaci.
Cordialità,
Xavier Bellanca