Costruire le basi per un nuovo futuro e una nuova vita durante gli anni di carcere si può fare.
A renderlo possibile è l’Associazione Culturale “La casa di Pinocchio” con il sostegno della Compagnia di San Paolo grazie al Progetto Fumne Independent, ovvero il percorso di formazione pensato per le donne in carcere.
Monica Cristina Gallo, responsabile del progetto spiega: «Business plan, ricerca di finanziamenti, coaching e comunicazione, queste le quattro fasi del progetto che nell’arco di due anni coinvolgerà in tutto 40 detenute divise in quattro gruppi, uno per ogni ciclo. L’entusiasmo – continua – è stato evidente fin dalla fase di selezione, abbiamo ricevuto infatti l’adesione di moltissime giovani professioniste piemontesi, tutte molto preparate e consapevoli della delicatezza del loro incarico».
Daniela P., 46 anni, Lucia C. 42, Veronica Z. 39, Manuela S. 27, Has Zaiedno; sono solo alcune delle dieci detenute della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino che hanno già partecipato alla prima fase, durante la quale hanno proposto le loro idee e i loro progetti lavorativi, anche sulla base delle conoscenze personali e delle “abilità” personali che nella maggior parte dei casi le ha condotte al carcere. I progetti nati fin’ora sembrano interessanti e ambiziosi, dalla sartoria lowcost per riadattare vecchi abiti da vendere a scopo benefico, alla realizzazione di ombrelloni dotati di “kit di raffreddamento” con una ventola che all’occorrenza diventa un vaporizzatore di acqua fredda. Ma altre ancora propongono lavori nel campo del giardinaggio, dell’artigianato e della ristorazione, come nel progetto del camper-ristorante grazie al quale Jasmina S., 40 anni, vorrebbe far conoscere la sua cucina Ro, mentre Daniele P., prospetta l’impegno nel sociale e nelle carceri, proprio sulle basi delle proprie esperienze.
Una progetto importante, che sulle basi del lavoro autonomo e dei mestieri tradizionali, punta alla vera riabilitazione e al reinserimento in società per chi, dopo aver scontato la propria pena rischia quasi sempre di trovarsi di fronte al muro dell’indifferenza.
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