Lo scrittore Erri De Luca, che pochi giorni fa è stato incriminato dalla Procura di Torino con l’accusa di aver istigato in Val di Susa il sabotaggio nei cantieri Tav, ritorna sulla vicenda magistrati-movimento popolare valsusino.
De Luca, come ormai d’abitudine utilizza i social network, in particolare il suo profilo facebook per aprire una discussione.
«Negli ultimi quattro anni sono sotto inchiesta in mille, si mille, per la resistenza in Val di Susa – scrive Erri De Luca – ormai in funzione a Torino c’è un tribunale speciale con magistrati fissi incaricati di repressione della più forte lotta popolare italiana».
Come ha evidenziato lo scrittore, uno dei tanti uomini della cultura italiana a schierarsi contro la linea ad alta velocità Torino-Lione, sono una montagna i fascicoli aperti dalla Procura del capoluogo piemontese. Oltre a chi è sotto processo, ai detenuti accusati di terrorismo, c’è chi ha l’obbligo di firma, chi è agli arresti domiciliari, poi ci sono gli indagati e quant’altro. E questi sono solo alcuni esempi.
Diventa quindi difficile non pensare che l’unica risposta ricevuta ad oggi da chi da più di vent’anni lotta contro la Tav, non sia politica, ma solo repressiva.
Tradotto: nessuno ha cercato veramente una soluzione, ma piuttosto ha continuato, oltre a militarizzare il territorio, ha sprecato ulteriormente tempo e denaro.
Va ricordato infatti che chi lavora all’interno del Palazzo di Giustizia ha spesso denunciato il fatto che li dentro tutto va a rotoli, e in Procura e in Tribunale non ci sono i soldi neppure per comprare la carta per le fotocopie e queste vengono fatte sul retro di altri documenti.
Ma a quanto pare per portare avanti più di mille indagini e i procedimenti in corso contro i No Tav qualcuno ha messo a disposizione un immenso pozzo di San Patrizio.
Per buona pace delle fotocopie.
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