di Moreno D’Angelo
«Vi preoccupate che i prodotti detergenti usati nei lavori pubblici non siano testati su animali ma avete dedicato solo sette righe su 60 pagine di programma sulla questione lavoro». A denunciare in Consiglio Comunale l’assenza di concretezza in materia di lavoro è stata Eleonora Artesio nel corso della discussione sul programma della giunta Appendino.
Questo in una giornata che ha visto la simbolica occupazione dei lavoratori della Città metropolitana.
Alla rappresentante di “Torino in Comune”,storica figura della sinistra torinese,(fu eletta in Consiglio comunale giovanissima nel 1975 nella prima Giunta guidata da Diego Novelli) abbiamo posto alcune domande:
Cosa non va in questo programma della giunta guidata da Chiara Appendino dipinto da alcuni come un “libro dei sogni” o un elenco di bei principi?
«E’ un programma in cui non emerge una visione globale su Torino. Un elenco di tante piccole buone intenzioni senza le finalità di cambiamento. La città rappresentata sembra una realtà in cui tutte le persone sono uguali. Tutti cittadini e cittadine. Non emergono così differenze sociali, di istruzione, di reddito. Insomma sono tutti interlocutori indifferenziati, come se le politiche potessero essere tutte neutre e non legate alle specificità di chi riceve determinati servizi».
Perchè ritiene così gravi le assenze in materia di lavoro?
«Dal mio punto di vista il Comune sta rinunciando completamente a promuovere il lavoro. L’assenza nel programma di riferimenti alle politiche attive sul lavoro è ancor più grave alla luce di quanto veniva detto dal M5s in campagna elettorale quando si denunciava una condizione di impoverimento della città. Questo manifestando una visione critica verso la riconversione metropolitana basata su turismo e cultura invece di recuperare competenze professionali disperse a seguito della crisi industriale, rilanciando nuove opportunità per i giovani. Di questi impegni elettorali non si trova traccia nel programma.
E i cinque milioni di euro per l’occupazione giovanile?
«Sono contributi erogati alle pmi che assumano giovani. Ma non c’è alcuna analisi delle situazioni giovanili che si intendono accompagnare. Ci tengo a precisare che il fondo dovrebbe essere alimentato dai risparmi provenienti dalla riduzione del personale di staff dagli assessori. Tutti gli assessori hanno detto che potrebbero fare di più se avessero il personale ma non si dice una parola su come aumentarlo. Non si parla nel programma su come aumentare il personale mirato al funzionamento dei servizi(insegnanti specializzati per bambini con disagi). Insomma tutte belle idee scritte che poi non trovano le gambe perchè non si sceglie di aumentare la pianta organica. Trovo poi grave che non ci si domandi che tipo di lavoro si intenda promuovere: un lavoro precario,un lavoro instabile. In questo modo domanda e offerta su questo terreno non si mettono in piedi»
E il tanto decantato reddito di cittadinanza e le misura verso la povertà?
Di reddito di cittadinanza nel programma Appendino non vi è più cenno. Nemmeno un riferimento al proposito nazionale.E’ stata una uscita da campagna elettorale.
Questo mentre siamo in una fase di significativi cambiamenti per le misure di sostegno alla povertà: la nuova politica del governo che si chiama “sostegno di inclusione attiva” prevede un contributo economico dato alle famiglie con minori in difficoltà. Intanto si assite ad una sorta di battaglia nazionale delle grandi associazioni che si occupano di povertà (Alleanza nazionale
contro le povertà e disagio) che chiedono il reddito di inclusione sociale. A questo si sopperiscon una serie di piccoli e frammentari interventi che, su scala nazionale o comunale, cercano di offrire un sostegno per tempi limitati esempio il bonus bebè.
Ma nel programma non si parla riordino di misure frammentate?
Guardo con sospetto i discorsi di razionalizzazione a cui non si accompagna una idea nuova. Dire che per operare bisogna riordinare le misure frammentate è corretto ma solitamente, per esperienza, quando si parla di razionalizzare spesso non si intende coordinare per dare un valore in aumento ma solo per tagliare. Insomma l’idea di razionalizzare ha sotto sotto una condizione di fondo che è quella di controllare come vengono usati i contributi pubblici quando sono dati a persone in difficoltà. C’è inoltre un pregiudizio per cui i poveri sono da controllare per la loro fibra morale. Io la penso diversamente perché questi aiuti che diamo non sono risolutivi per la vita di queste persone ma preferisco aiutare chi non ha compilato bene i moduli che abbandonare quache persona che per solitudine e disperazione rischia di morire.
Si va imponendo un principio di baratto anche e del “buon cittadino” anche nell’assistenza.
Emerge un principio nel programma della Giunta Appendino secondo il quale se lo Stato o il Comune intervengono per aiutare occorre in qualche modo compensare la comunità.
Insomma non si dice come si vogliono coordinare i bisogni economici ma si precisa che chi riceve un contributo deve dimostrare di essere un “buon cittadino”. A tal proposito viene citata la pratica del baratto. Un’ipotesi istituita dal Patto di stabilità nazionale che non si rivolge alle singole persone ma a gruppi associati di cittadini che sopntaneamente si impegnano nel quartiere e sul territorio. Questi soggetti, per la loro azione sociale, possono ricevere misure di conforto come la riduzione di tariffe, tributi.
Insomma come dire “non so come farti uscire dalla miseria ma dimostrami che vuoi collaborare attivamente”.
Ma vi sarà qualcosa di cui sarà soddisfatta?
Si. il fatto che il Consiglio abbia approvato la nostra mozione sulla giusta retribuzione per gli appalti.
Molti temi cari al Movimento Cinquestelle sono condivisi da gran parte di quello che si chiamava il popolo di sinistra?
Si ci sono elementi di coincidenza. Si pensi al tema del consumo del suolo, alla tutela ambientale, alla raccolta differenziata. Ma si dovrebbe anche pensare alle persone e ai contratti e delle condizioni di chi lavora in quegli appalti dove ci si preoccupa di non usare prodotti testati sugli animali. Questo andando oltre un elenco di tante piccole buone intenzioni senza le finalità di cambiamento.
E sui rapporti tra il Movimento 5 stelle e il mondo imprenditoriale?
Il fatto che non emergano contrapposizione nette e che non vi siano reazioni dimostra che il mondo imprenditoriale è in linea di massima ben disposto nei loro confronti ed è ben disposto ad incontrare un interlocutore vincente che non giudicano preoccupante. Non viene visto come portatore di fattori che possano mettere in discussione rapporti di forza o capaci di introdurre vincoli.
Cosa la colpisce nel modo pentastellato di fare politica?
Mi hanno colpito alcune risposte dei consiglieri pentastellati quando illustravo gli emendamenti. Affermavano che si poteva trattare di argomentazioni condivisibili ma non potevano esprimersi in quanto i temi non erano stati discussi nei loro gruppi di lavoro. Anche alcuni assessori ad ogni intervento premettevano: “Quello che dirò arriva dai gruppi di lavoro dei cittadini e cittadine”.
Quando si arriva nelle istituzioni non si rappresenta più una parte ma l’intera comunita. Per me questa idea di
confinare valutazioni e decisioni all’interno di un gruppo nel quale prevale la fidelizzazione è il contrario della politica.
A che punto stiamo con la costruzione di una sinistra alternativa?
Intanto puntiamo di creare un coordinamento tra tutte quelle realtà che hanno eletto consiglieri di liste alternative di sinistra oltre la piano municipale. L’idea e il desiderio di costruire questa sinistra di alternativa resiste.