Settecento euro. È questo il costo di una vita, almeno di quella di Benito Peloso, pensionato 75enne trovato morto nel bagno del suo appartamento a Ivrea in via De Gasperi 6, con della carta di giornale in bocca, quella che a un primo esame necroscopico sembrava carta assorbente.
Il medico legale Mario Apostol, incaricato dalla Procura di Ivrea, di eseguire l’autopsia parla di morte per soffocamento. Inoltre «sono state evidenziate delle compressioni sul corpo che lasciano pensare che si tratti di omicidio», evidenzia il procuratore capo Giuseppe Ferrando.
Ora si cerca di trovare l’assassino o gli assassini di Peloso.
Gli uomini della scientifica sono usciti con molto materiale, che gli inquirenti definisco «interessante», dopo il lungo sopralluogo nell’abitazione durato oltre otto ore. Sono riusciti a rilevare anche molte impronte digitali, forse anche quelle di chi lo ha ucciso. Ma della chiave del bagno, in cui era riverso a pancia in giù il 75enne, non c’è traccia. E neanche dei 700 euro che Benito aveva ritirato pochi giorni prima di essere ucciso.
Intanto le voci corrono. Si parla di lui come di un uomo molto generoso che ospitava spesso gente in casa, prestava soldi, anche a persone “poco raccomandabili”, un brutto giro dicono i vicini. E c’è chi mormora che desse soldi anche in cambio di qualche prestazione sessuale.
Intanto nella caserma dei carabinieri di Ivrea sono stati ascoltati i familiari, i vicini e la famiglia che aveva vissuto con Peloso per un periodo prima di trasferirsi in Liguria.
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