Che Renzi fosse uno dei primi a vedere in modo a dir poco critico l’istituzione della Commissione parlamentare sui casi Orlandi Gregori era ben noto.
Mentre sono in corso le audizioni per vagliare l’opportunità di dar vita a questo istituto, l’ufficio stampa di Italia viva comunica che sulla questione Commissione Orlandi interviene solo Matteo Renzi. Questo dopo aver riscontrato il gentile diniego di alcuni suoi parlamentari ad esprimersi nel merito. Certo non si può essere esperti di tutto ma, questi autorevoli rappresentanti del popolo , avranno certamente una propria opinione, oltre alla ferrea fedeltà di partito, .
Le audizioni in corso, a seguito alle istanze e “le pause di riflessione” richieste da alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, appoggiate dal centro destra, stanno di fatto bloccando il via libera per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta bicamerale da parte del Senato.
Istanze che, dopo l’orda di proclami per una svolta di giustizia e verità che hanno caratterizzato il passaggio alla Camera avvenuto all’unanimità,, hanno destato immediatamente critiche e perplessità sulla reale volontà politica a procedere. Tra questi c’è Pietro Orlandi che ha manifestato tutto la sua delusione per quanto si sta registrando proprio alla vigilia dell’ennesimo sit in per ricordare i quarant’anni da quel maledetto 22 giugno 1983 in cui la quindicenne cittadina vaticana Emanuela Orlandi svanì nel nulla.
Ricordiamo come la Commissione d’inchiesta parlamentare abbia gli stessi poteri inquirenti (audizioni, indagini, riesame degli atti) dell’autorità giudiziaria. Non a caso è stata definita come l’ultima speranza per fare davvero luce su uno dei più grandi e controverso misteri italiani del ‘900.
Oltre al centrodestra è emersa da subito, quanto mai esplicita, la posizione del leader di Italia viva. Renzi non vuole la commissione per quelli che definisce “episodi di cronaca di quarant’anni fa”, sottolineando invece l’importanza di una rapida istituzione di una bicamerale sulla crisi pandemica
Ma allora perché Italia Viva ha votato compatta con tutti i raggruppamenti alla Camera? Una risposta trapelata è che all’epoca il gruppo votò così in quanto vicinissimo a Azione di Calenda (promotore della Commissione d’inchiesta), prima che i due galli del Terzo Polo si separassero.
Insomma l’approccio negativo di Renzi rientrerebbe anche quell’eterna querelle con l’ex alleato leader di Azione, verso cui Renzi ha consigliato “toglietegli Netflix” (società americana che ha prodotto un’importante e seguita docu-serie sul caso Orlandi).
Il leader di Italia Viva, ergendosi anche a paladino della memoria di Papa polacco, oggetto di attacchi e di un tourbillon internazionale che ha fatto seguito ad alcune dichiarazioni di Pietro Orlandi (per il quale le sue parole sono state male interpretate dai media), ha espresso immediatamente la sua contrarietà a quella che ha definito come una strumentalizzazione a cui si sarebbe prestato il Parlamento istituendo la Commissione su un caso che perdura da quarant’anni.
Certo le parole e le citazioni del “Neroni pensiero” (discusso esponente della Banda Magliana), da parte del fratello di Emanuela, hanno dato una mano al partito del no, dopo i proclami bipartisan per andare a fondo in tempi rapidi, assicurando giustizia e verità alle famiglie coinvolte che continuano a soffrire e verso un’intera nazione.
Le conclusioni sono sconfortanti. Al di là dei propositi, delle audizioni e chiarimenti in corso , per iniziativa di alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, resta quel pensiero espresso in modo eloquente da Matteo Renzi: la Commissione d’Inchiesta sui casi Orlandi Gregori deve saltare. Sarebbe interessante capire se nel movimento renziano siano su questo tutti d’accordo con il capo, Per ora solo bocche cucite, anche che se qualche malumore emerge sottovoce.
A questo partito del no si è subito accodato il Vaticano che, dopo aver sorprendentemente avviato delle indagini sul caso Orlandi a inizio 2023, assicurando piena collaborazione con la Procura di Roma, (che ha riaperto un fascicolo, dopo l’archiviazione 2015), ha eloquentemente dichiarato, per bocca del promotore di giustizia Alessandro Diddi: “La Commissione è un intromissione perniciosa per la genuinità della indagini in corso”.
Intanto per i familiari di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori registrano l’ennesima delusione per una svolta che potrebbe davvero chiudere quella che è stata definita come l’ultima possibilità di indagare e ricercare una verità attesa da quarant’anni.
Centrodestra, Vaticano e renziani dicono no. Con un quadro simile la Commissione d’inchiesta rischia seriamente di saltare. Dopo quarant’anni c’è ancora bisogno di riflettere.