Non è affatto passata sotto silenzio la condanna definitiva di Michele Giovine, consigliere regionale della lista “Pensionati per Cota” per falsi elettorali nel 2010, confermata in Cassazione lo scorso 14 novembre dalla Corte d’Appello di Torino. Immediate, infatti, si sono riaccese le polemiche del Partito Democratico e con queste le proteste sulla legittimità dell’elezione del Governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota. Tanto che gli avvocati di Mercedes Bresso, l’avversaria sconfitta, hanno depositato oggi un’istanza al Tribunale Amministrativo Regionale in cui chiedono che venga fissata un’udienza che riapra la spinosa questione. E il 9 gennaio il Tar deciderà se far saltare baracca e ritornare dunque alle urne. D’altra parte dal Pd arrivano parole pure: «La sentenza dà ragione a chi aveva denunciato le irregolarità e il conseguente esito elettorale falsato e mette a tacere tutti coloro che a questo proposito avevano parlato di strumentalizzazioni prive di sostanza». In Regione, insomma, i giochi potrebbero di nuovo aprirsi.
Giovine, intanto, condannato a due anni e otto mesi di carcere per firme false e irregolarità, sceglie la strada dell’ex premier Silvio Berlusconi e alla prigione preferisce l’affidamento dei servizi sociali. L’ex consigliere, 40 anni, nel 2010 aveva preso 27 mila preferenze e dopo il giudizio in appello aveva lasciato la carica, sostituito dalla compagna Sara Franchino. Una scelta che già allora aveva fatto discutere e suscitato facili ironie.
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