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domenica, 23 Marzo 2025

Caro Francesco, vescovo di Roma e Papa

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

…siamo alle solite. Tutte le volte che sulla groppa dei comuni cittadini s’abbatte una tassa sulle proprietà immobiliari si riaccende il dibattito se concerna anche la chiesa o se possa ancora una volta svignarsela. Come stiano le cose nel Paese da cui provieni e come tu in qualità di vescovo ti sia comportato in proposito non è noto. Certo l’Italia anche in questo è un caso del tutto singolare. Sarà perché è la sede del successore di Pietro quale sei tu ora, o per la breccia di Porta Pia e ciò che ne è conseguito, o perché la gerarchia ecclesiastica è forte e bulimica ed i governanti proni e disponibili al ‘do ut des’, o per tutte queste cose insieme, fatto sta che queste tasse sono sempre questionate, motivo di scandalo per credenti raziocinanti e di irritazione per cittadini costantemente tar-tassati.
La situazione economica in cui versa l’Italia è a dir poco drammatica. Tu la conosci, la condanni come disumana e stimoli chi di dovere ad interventi finalmente seri. Ne sono colpite le famiglie di cui stai affrontando le problematiche religiose di tua competenza, ma nell’immediatezza in grave sofferenza per quelle economiche: precarietà o mancanza del lavoro al punto, per un numero drammatico di esse, da mettere in questione la loro stessa sopravivenza. Per troppe la fame non è sinonimo di povertà, ma realtà di stomachi che macinano il vuoto. Eppure è falso dire che in Italia non scorra denaro. Si riversa, però, con infamia per un Paese che si dice cattolico, sempre nelle stesse tasche! Come dici tu, è il dio al momento regnante che sovrasta quello da te predicato. E sotto il naso, anzi spesso favorito da coloro che detengono il potere, i quali, pur dandosi lauti compensi, a volte, come la stampa unanime ha ultimamente ha informato, non esitano a ingrassarli con losche ruberie. Non occorre dirti quanto sia scandaloso che in questa situazione anche gli uomini del sacro intrallazzino con questi signori per banchettare con loro sulle spalle di chi è nella disperazione, adducendo le più disparate motivazioni per sfuggire a quei doveri di giustizia sociale che i loro testi dottrinali impongono agli altri come dovere morale.
E non si tratta di spiccioli, ma di miliardi che vengono sottratti all’amministrazione pubblica, cioè alle tasche di chi, pur nel bisogno, sarà chiamato a ripianarli. Certo la chiesa fa beneficenza e sostiene mense sempre più frequentate anche da chi in tempi non lontani si nutriva decorosamente a casa propria. Lo si sa e la chiesa, poco evangelicamente non manca di sbandierarlo anche con penosa pubblicità. Ma si tratta di partita di giro. Restituisce, e non tutto, ciò che ha preso. Quando mai ha alienato alcunché della sua in buona parte esentasse ricchezza immobiliare per destinarne il ricavato ai poveri di cui si fa scudo. Quant’è lontana la chiesa che tu presiedi da quella di Gerusalemme, la madre di tutte, nella quale “non c’era nessun bisognoso… perché chi possedeva case o poderi li vendeva… poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno”. Molti esegeti giudicano i versetti degli Atti degli Apostoli un mito, così il problema è risolto. Ben diversamente la pensava il Concilio vaticano II cui ti rifai quando parli della chiesa povera coi poveri.
Finisca come finisca la questione del pagamento da parte della chiesa della la nuova tassa sui servizi appena varata. Finora la gerarchia è sempre uscita vincitrice nella contesa, sconfitta, però, nella sua credibilità. Ma ora a Roma vescovo ci sei tu, vescovo tra i vescovi italiani. Non potrai far finta di niente. Renderesti vuote e ingannevoli le tue parole. Solo ieri dicevi, copiando gli Atti degli Apostoli, ai religiosi e alle religiose che “i conventi vuoti non servono alla chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati”. Aggiungevi ancora: “Per tutta la chiesa è importante che l’accoglienza ai poveri e la promozione della giustizia non vengano affidate solo agli specialisti, ma siano un’attenzione di tutta la pastorale… Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità , nelle case, nei conventi vuoti.” Non risulta a tutt’oggi che quei sacri alberghetti siano stati profanati da senzatetto e rifugiati. Spingi almeno i tuoi fratelli vescovi a promuovere praticandola la giustizia “ripartitiva” anche delle tasse.
(Vittorino Merinas)

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