Riceviamo e pubblichiamo
Il giorno 2 dicembre si è tenuta presso Hiroshima Mon Amour un’assemblea con gli abitanti della circoscrizione 9, Nizza Millefonti-LingottoFiladelfia dove le palazzine dell’ex Moi – Mercati Generali – costruite per alloggiare gli atleti delle Olimpiadi, sono tuttora occupate dai rifugiati dell’emergenza Africa, chiusa con la deriva di circa 1500 persone senza alcun sostegno da parte delle istituzioni.
L’Assemblea è stata organizzata in collaborazione con la circoscrizione per discutere i problemi di convivenza delle strutture del Moi e delle difficoltà in cui ancora oggi 750 persone (contate tutte per censimento interno e risultate ognuna dotata di documento, anche se per pochi scaduto e non rinnovabile per problemi di indigenza) affrontano, cercando un equilibrio che li tenga fuori da atti di delinquenza, esigenza nata
dopo le accuse a loro rivolte da parte di alcuni esponenti politici torinesi.
L’incontro ha visto la partecipazione di circa un centinaio di abitanti, commercianti e semplici vicini di casa delle palazzine dell’ex Moi e di alcuni rifugiati che le abitano. Gli interventi che si sono succeduti sul palco hanno visto la partecipazione di un rappresentate del comitato ex Moi occupata, che ha illustrato la storia e le motivazioni dell’occupazione – autogestita dai profughi e da molti volontari tra ex operatori, studenti, insegnanti e semplici cittadini – e delle problematiche causate dall’indigenza, come la mancanza di riscaldamento ed acqua calda. Ha poi preso la parola Santa di Prima, medico internista in rappresentanza dell’ambulatorio popolare sito in zona San Paolo, la Microclinica Fatì che si occupa delle cure fornite agli abitanti dell’ex Moi le cui patologie sono relative perlopiù al freddo e alla malnutrizione. Uno dei profughi, ha voluto sottolineare i problemi relativi alla salute e all’abitazione disagevole, appello rimarcato da don Claudio, Pastorale Migranti, e dal presidente della circoscrizione Rizzuto, il quale ha ribadito la volontà di dialogo tra tutti gli abitanti della circoscrizione con i rifugiati delle palazzine.
Il dibattito col pubblico presente ha visto un’alternanza equa ed un civile scambio di opinioni tra residenti e rifugiati. Alle descrizioni di percorsi di vita difficoltosi, che vedono la fuga da situazioni di guerra e la ricerca di accoglienza, si sono affiancate problematiche relative alla convivenza nel quartiere. Voci di ragazzi stranieri in cerca di lavoro si sono incrociate con quelle di chi ogni giorno affronta il disagio della crisi ma che è ben disposta a confrontarsi. Sono emersi problemi relativi allo smaltimento rifiuti, che saranno risolti in una cooperazione che risulta già esistente, e di problemi relativi allo spaccio di droga per i quali i rifugiati intervenuti hanno dichiarato di aver già preso provvedimenti, allontanando i responsabili: è stato organizzato anche un servizio interno di sorveglianza in merito e di controllo degli ingressi mediante un punto di accoglienza installato di fronte alle palazzine, in via Giordano Bruno. Gli abitanti e i vicini di casa presenti si sono dimostrati pronti al dialogo, alcuni addirittura contenti di vedere le palazzine, un tempo in disuso, finalmente abitate.
Cogliamo l’occasione inoltre per annunciare la nascita di un laboratorio di comunicazione che si dispone ad organizzare occasioni di incontro con tutti gli operatori, al fine di eliminare sempre più la possibilità che vengano diffuse in maniera scorretta accuse fondate sul nulla (come quella dello spaccio) e che venga considerata anche la voce di coloro che le palazzine occupano da due anni, sempre in bilico tra il pericolo che porta l’indigenza totale e la volontà di non cadere nel baratro della delinquenza, e di tenere alta la dignità di coloro i quali non hanno scelto di andare via dal proprio paese, ma si sono visti costretti a farlo. Vi invitiamo pertanto a contattarci per ulteriori informazioni o riguardo all’uso delle immagini che troverete in allegato a bassa definizione o per ogni eventuale altra informazione.