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venerdì, 18 Ottobre 2024

L’entusiasmo e la determinazione del Marocco tra innovazione e tradizione

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Oggi si assiste a cambiamenti che cancellano e rendono ridicoli atavici nostri diffusi pregiudizi occidentali. E’ il caso del Marocco. Una realtà giovane, indipendente dal 1956. Un paese vasto circa una volta e mezza l’Italia con 34 milioni di abitanti. Alla maggioranza araba si affianca un’importante e antica componente berbera (con una propria lingua). In Marocco  risiede la più significativa presenza ebraica del mondo arabo. Una presenza che puoi incontrare in antichi quartieri o nel dedalo incredibile rappresentato dalla medina di Fes. 

 Una realtà in continua crescita economica, nonostante l’indebitamento, con un notevole apparato produttivo agricolo, artigianale, industriale, cui si affianca un importante apparato militare e di polizia.  Le grandi arterie stradali sono costellate da continui presidi di controllo.    Un modello comunque sempre  aperto. Un fatto visibile dal variopinto mix di look modernissimi e tradizionali, portati da ragazze della stessa famiglia, che, gomito a gomito, girano  velate  o in trendy style tra i vialoni di Marrakech o di Rabat.  

Le montagne dell’Atlante e il deserto sono i segni anche geografici della complessità di questa realtà, regno da sempre del cavallo arabo o meglio berbero.

  La monarchia costituzionale, che impedisce ai partiti di occuparsi di cose religiose, attua un deciso controllo che vede come prioritario la volontà di bloccare ogni pericolosa intrusione fondamentalista. Un attentato, lo scoppio di tensioni, avrebbe un immediato pesante impatto su quella miniera d’oro rappresentata dal turismo occidentale. Un quadro di stabilità che ha consentito a questo paese di ottenere la fiducia di organismi internazionali finanziari. Ricordiamo che il Marocco è stato il primo paese musulmano ad abolire il reato di apostasia (ovvero la possibilità di cambiare religione). Questo in un contesto di forte spirito nazionalistico che da tempo registra un deciso allentamento dei legami con la potenza francese che ha controllato Rabat come protettorato dal 1912 al 1956. 

A raffreddare i legami con Parigi vi è la perdurante questione del Sahara occidentale, conteso dagli indipendentisti del Fronte di liberazione dei Saharawi (Polisario) che ha l’appoggio dell’Algeria. Con Algeri, grande esportatore di gas, Parigi intende sviluppare un forte riavvicinamento (dopo che il paese ha abbandonato l’uso del francese nel suo sistema scolastico, sviluppando scambi commerciali con la Cina e relazioni con Mosca). La rottura, tra Parigi e Rabat, si è resa evidente nel rifiuto del Marocco, dopo il terrificante terremoto del settembre 2023 (quasi 3000 vittime), di ricevere aiuti da Parigi ma solo da Spagna, Gran Bretagna, Qatar e Emirati Uniti.  Ma il quadro è in evoluzione con una recente ripresa delle relazioni tra Parigi e Rabat per mettere fine alle tensioni per un’area del Nord Africa ricca di fosfati e minerali come litio e cobalto, nelle mire di importanti investimenti. Ricchezze di cui certo non beneficia una popolazione locale costretta a vivere nei campi profughi allestiti in Algeria in attesa della sospirata autodeterminazione. 

 Ho visto con i miei occhi alcune case ancora distrutte dal sisma. In ogni caso il contrasto tra Rabat e Parigi si è perpetrato in una miriade di episodi che partono dal calare della concessione dei visti lavoro concessi dai francesi ai giovani marocchini e in altri dispetti burocratici tra i due paesi. Ma la situazione, come detto, è in continua evoluzione.  Sui rapporti con l’Inghilterra basta pensare alla confinante realtà di Gibilterra, una vera base militare con cui la marina marocchina ha sviluppato operazioni congiunte. 

Comunque non è un caso se nei larghi viali di Marrakech si gridava di gioia, senza eccessi e intolleranze, quando il Portogallo segnava alla Francia agli europei o per la sconfitta dei galletti con la Spagna in semifinale.  

Il Marocco, che nel passato aveva dominato in Andalusia degli alawidi, frenando l’espansionismo ottomano, è l’unico paese musulmano in cui l’Islam pur dominante, non viene imposto e non è violento, con un continuo suo legame con Israele. Un nuovo islam, che convive con la modernità ellenista e con le realtà cristiane ed ebraiche, che non ha molto presa nel resto dei paesi musulmani.

L’apertura al turismo, e i lenti passi avanti nei diritti, (è in discussione una legge per parificare uomini e donne nelle eredità), convivono con una realtà caratterizzata da forte orgoglio nazionalista e da antiche tradizioni (di taglio berbero , con una sua lingua ). Un orgoglio, non ossessivo ma radicato, che non danneggia questa evoluzione che vola sulle ali di una popolazione giovane, che fa meno figli di un tempo, che può sognare su basi concrete. Un concetto di tradizione ben distante da quello, quanto mai ipocrita, propinato dai sovranisti di casa nostra. Sui diritti degli animali, (si trovano ovunque, anche negli aeroporti tanti gattini, e sono frequenti i cani randagi), e sulla raccolta differenziata non mi pare ci sia particolare e diffusa  attenzione ma anche su questo terreno si registrano cambiamenti, con importanti iniziative per tutelare un patrimonio naturalistico davvero importante.

In conclusione una considerazione sulla perdurante scarsa attenzione e sul crescente provincialismo dei nostri media a differenza del passato. Il mondo cambia vorticosamente mentre i pregiudizi restano, soprattutto dove la popolazione è  più anziana come nel nostro Belpaese.  I giovani che parlano inglese, quelli  della generazione Erasmus, saranno meno politicizzati ma hanno la mente aperta, che guarda al futuro, oltre quei  deliri ultra nazionalistici che sono la forza della destra illiberale.

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