di A.D.
«La Città non può tollerare che una fondazione non sia in grado di mantenere i rapporti con un importante soggetto culturale», la sindaca di Torino Chiara Appendino non usa mezzi termini dopo la bufera scatenata da un articolo del quotidiano “La Repubblica” sulla mostra di Manet assente dalla programmazione del prossimo anno della Fondazione Torino Musei, come invece era stato previsto precedentemente, a conclusione del ciclo sugli impressionisti sotto la Mole. E Appendino ora vuole la testa di Patrizia Asproni, presidente della Fondazione
«Mi aspetto che, per responsabilità, nei prossimi giorni la presidente della Fondazione Torino Musei rassegni le proprie dimissioni», dice la sindaca e aggiunge che è «la seconda volta che apprendiamo informazioni importanti riguardanti la Fondazione Torino Musei leggendo le dichiarazioni della presidente a mezzo stampa. Questo non è tollerabile, perché se fossimo stati interpellati come amministrazione, avremmo potuto dare il nostro sostegno ad una mostra che avrebbe completato la trilogia sulla pittura impressionista dopo le mostre di Renoir e Monet».
«Sono stupita della reazione della Appendino, farebbe meglio ad informarsi alla fonte prima di fare dichiarazioni del genere», è la risposta di Patrizia Asproni.
«Non capisco come si possa dire che non ci sarà la mostra di Manet – aggiunge Asproni – Non ho mai parlato con Skira (la società milanese partner di Torino nelle esposizioni fatte con le opere del Museo D’Orsay di Parigi, ndr), per cui non posso dire se sia ancora interessata o meno a una coproduzione della mostra come per Monet».
«La direttrice della Gam, Carolyn Christov-Bakargiev, si sta occupando della programmazione del prossimo anno seguendo la sua linea. Negli ultimi mesi ha puntato su due mostre di successo come Organismi, collettiva dedicata al rapporto tra Art Nouveau e contemporaneità, e quella appena inaugurata di Carol Rama. Per il prossimo anno sta organizzando una grande mostra sui Colori, alla quale collaboreranno musei e collezionisti di tutto il mondo. Per quanto riguarda Manet bisogna valutare spazi e budget a disposizione e capire se da parte del museo d’Orsay c’è ancora la volontà di proseguire nella collaborazione degli scorsi anni», conclude Asproni.