di Vanna Sedda
Vivere una vita senza produrre rifiuti è semplice, conveniente, economico, divertente e possibile. Per tutti. E’ quello che ci insegna Lauren Singer, giovane ventitreenne americana dal forte spirito ecologico. Tramite il suo blog Trash is for Tossers, racconta un “viaggio” intrapreso un anno e mezzo fa per dimostrare, e documentare, come sia possibile condurre uno stile di vita zero rifiuti. Anche in una nazione come l’America, patria del consumismo più sfrenato.
Lauren è vegetariana, vive a New York e non si priva di niente: compra biologico nei mercati rionali, non usa imballaggi di plastica e cartone, fa la spesa nei negozi che vendono prodotti sfusi, si veste con abiti alla moda di seconda mano, produce in casa detersivi e cosmetici, non esce mai senza una borsa di tela e una bottiglia d’acqua vuota. Ha bandito la plastica, usa solo barattoli di vetro per trasportare il cibo, o materiali alternativi per tutto il resto. La sua spazzatura di un mese sta in una mano: una manciata di etichette di cibo biologico, la carta di un cerotto, uno scontrino e una sacchetto plastica trasparente. Ma questo era agli inizi della sua vita Zero Waste.
Lauren ha deciso di vivere seguendo i suoi valori e il suo amore per l’ambiente. Ha iniziato preoccupandosi di diminuire il suo impatto ambientale, soprattutto dopo aver riflettuto su quanti scarti produce una singola persona, anche solo per un pranzo fuori casa. Il segreto sta proprio là, guardare tra i propri rifiuti, che sono un po’ lo specchio di ognuno, e domandarsi: quanta spazzatura produco? E di che tipo? Cosa uso tutti i giorni e cosa posso evitare o ridurre? Che prodotti alternativi sostenibili posso usare? Come punto di partenza è importante soprattutto valutare le ragioni per cui sposare una filosofia di vita a impatto zero, se farlo per l’ambiente, per la salute, per risparmiare. Ma soprattutto chiedersi di cosa veramente si ha bisogno per essere felici.
Il resto è tutto divertimento e fantasia. Pensare ad alternative possibili all’usa e getta, che possano essere riusate o riciclate in altro modo, oppure compostate. Come i rasoi di acciaio, il sapone in panetti, magari fatto in casa, la borsa di tela per la spesa, la bottiglia di vetro o la borraccia, il cotone organico e riutilizzabile, i tovaglioli di tessuto, gli spazzolini di bambù. L’esperienza della giovane americana ha riscosso un grandissimo successo, tanto che in 48 ore la campagna di crowfounding lanciata per produrre e vendere una propria linea di detergenti biologici ha raggiunto il suo obiettivo. Segno che anche le piccole buone pratiche possono avere un seguito e produrre un cambiamento.