di Moreno D’angelo
Ogni anno il Piemonte produce un milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati e circa il 70% di questi rifiuti sarebbero facilmente recuperabili se le famiglie fossero maggiormente informate e consapevoli. Per raggiungere un risultato su questo obiettivo è stato presentato dall’assessore all’ambiente Roberto Ravello il video “Non siamo irrecuperabili”: un lavoro rivolto a famiglie e soprattutto studenti, pensato dalla Regione Piemonte, realizzato da IPLA (Istituto per le piante da legno e l’ambiente) e finanziato dal consorzio nazionale Imballaggi (CONAI).
Un efficace comunicazione dopo tanti cartelloni e campagne non particolarmente brillanti su questa che deve diventare una priorità nella coscienza civica collettiva. L’unico modo per evitare di esaurire le poche discariche disponibili e ridurre il peso dei discussi termovalorizzatori.
Nel breve video è ripresa una famiglia a tavola e, per ogni oggetto utilizzato e gettato nel cestino, viene indicato in modo chiaro dove avrebbero dovuto terminare il loro ciclo. Tra carte metallizzate di biscotti, involucri di plastica e flaconi di plastiche varie praticamente solo lo spazzolino da denti resterebbe destinato all’indifferenziato. Torniamo a qualche dato:
Ogni giorno i rifiuti indifferenziati prodotti in Piemonte (2,4 kg in media per famiglia) riempiono più di 750 automezzi. Si tratta di un totale di 2 milioni e 600mila kg di rifiuti destinati alla discarica o al termovalorizzatore. Migliorando la differenziata si potrebbero evitare il ricorso di almeno 500 automezzi. Infatti buona parte di quanto raccolto come detto indifferenziato potrebbe essere recuperato attraverso il sistema Consortile Conai Consorzi di Filiera. Vi sono ancora troppi luoghi comuni e brutte abitudini che pesano su una corretta raccolta e tanti individui e tanti operatori commerciali cha la ignorano essendo per loro solo una perdita di tempo dispendiosa e inutile.
I dati nazionali rendono in qualche modo felice la situazione del nord dove la raccolta media è sopra il 50%
mentre resta pesante il ritardo nel centro Italia (32%) e nel sud dove si arriva solo al 26,7%.
I dati positivi del nord sono strettamente legati alla diffusione della raccolta “porta a porta”. Un processo che a Torino sta avanzando con grande lentezza. Dove non c è il porta a porta, le percentuali di differenziata calano notevolmente. Basta aprire un cassonetto indifferenziato per trovarci spesso bottiglie e cartoni di pizza.. A riciclare ci pensano anche delle nuove figure: degli uomini in bici con un cestino, un cappelletto in testa ed un bastone che usano per rovistare sistematicamente ogni cassonetto e prendere tutto quello che serve nella loro logica da favelas.
«Non intendiamo fermarci. Ci sono buoni margini e ridurre i rifiuti dell’indifferenziata è una sfida possibile». Ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente Roberto Ravello precisando come «In questi ultimi anni anche le provincie torinesi più in difficolta si sono armonizzate con il quadro complessivo, ma di fronte a questo paese a tre velocità (riferendosi agli squilibri del sud) serve una decisa politica del bastone e della carota».
Nonostante i progressi c’è ancora poca informazione e coscienza civica e restano ancora forti i ritardi rispetto a paesi come la Francia e la Germania dove si sperimentano anche sistemi avveniristici mentre gli spettacoli della nostra immondizia accumulata ovunque e delle discariche abusive costituiscono un pessimo biglietto da visita per il paese del sole.
Ogni giorno una famiglia tipo produce 2,4 kg di rifiuto indifferenziato.
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