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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il nostro giornale è stato il primo, ormai sei anni fa, a sollevare lo strano caso della caparra di REAM non restituita e a pubblicare le email scambiate nel 2016 tra l’allora capo di Gabinetto della Sindaca Chiara Appendino, Paolo Giordana, e il direttore finanziario Anna Tornoni. Da quegli articoli sono successe molte altre cose e, come ben sappiamo, un primo grado di giudizio che ha portato alla condanna della sindaca Appendino oltre che del suo capo di Gabinetto Paolo Giordana e dell’assessore al Bilancio Sergio Rolando.
Il 2 e il 9 maggio prossimi si terranno le ultime due udienze del processo di Appello e quindi a breve ci sarà la sentenza. Anche alla luce delle testimonianze dell’ultima udienza, ci è sembrato opportuno fare un riassunto dei fatti e, soprattutto, delle novità che stanno emergendo in questo grado di giudizio.
L’udienza del 17 marzo scorso è stata focalizzata quasi interamente sugli avvenimenti del 2017 e solo marginalmente ha toccato il 2016. Nella sentenza di primo grado infatti, usando anche le email da noi pubblicate, era stato chiarito dal Giudice che vi era stato un falso. Tanto la sindaca Appendino quanto il suo capo di Gabinetto sostenevano, infatti, che vi fossero dei “tavoli di lavoro” aperti con REAM, ma il Presidente di REAM, interrogato dal Pubblico Ministero Gianoglio, li aveva smentiti. Per Quaglia non vi erano stati contatti di alcun tipo con l’Amministrazione in tutto il 2016. Era chiaro dunque il falso: Giordana si sarebbe inventato, in sostanza, delle trattative inesistenti e Appendino lo avrebbe seguito e per questo si è giunti alla condanna.
Nell’ultima udienza invece il Presidente Quaglia ha confermato i tavoli di lavoro, ricordando ben due riunioni nel 2016, ed anche le circostanze relative ad un progetto specifico, quello relativo alla ex Manifattura Tabacchi nella quale avrebbe potuto collocarsi anche una parte di social housing usando anche i 5 milioni che il Comune avrebbe dovuto restituire a REAM, proprio nell’ottica di avviare questo progetto. 
“AVV. CHIAPPERO – Dopo che vi siete visti a settembre per le presentazioni ci fu un secondo incontro a novembre.
QUAGLIA – Si, a novembre. 
AVV. CHIAPPERO – Nel quale anche lei era presente?
QUAGLIA – Si, a novembre abbiamo ragionato delle varie iniziative possibili, credo che abbiamo sempre interloquito in modo molto puntuale, prudente e sereno. 
PRESIDENTE – Il cui incontro è stato con la Sindaca?
QUAGLIA – Con l’amministrazione, c’era il Capo di Gabinetto, c’era la Sindaca e qualche dirigente anche della Città. Mi pare di ricordare. Mi pare di ricordare. Questo siamo a novembre. Li poi si disse di fare a inizio d’anno un sopralluogo per esempio su Manifattura tabacchi cosa che avvenne nel… Non so più nel febbraio o marzo, mi pare  febbraio del 2017.”

Sembra che non ci sia nulla di misterioso quindi nel 2016 e neanche nella lettera dello stesso Quaglia del dicembre del 2016, che aveva destato tanto scalpore, nella quale indicava un termine temporale per la restituzione dei famosi cinque milioni “a decorrere dal gennaio 2017”. Le testimonianze dei tre Revisori dei conti e dell’ex Segretario Generale Penasso hanno, inoltre, confermato che nel 2016 l’allora direttore finanziario Tornoni non chiarì a nessuno i dettagli sull’origine dell’operazione REAM. Si tratta di quei fatti relativi agli anni 2012 e 2013 per i quali è in corso un procedimento che vede coinvolto l’ex Sindaco Fassino e il Presidente Quaglia. 
In sostanza dunque nel 2016 nessuno, a parte l’allora direttore finanziario Tornoni, era a conoscenza dei fatti del 2012 e le trattative con REAM si è appurato che erano reali e in corso. La stessa Tornoni, nelle email che noi abbiamo pubblicato nei nostri primi articoli, non approfondisce in alcun modo l’informazione relativa ai “tavoli” aperti che le riferisce l’allora capo di Gabinetto Giordana, ma si limita ad osservare che prima si restituiscono i soldi e meno interessi si pagano; il Comune di Torino però, perennemente in rosso sul proprio conto corrente, si trovava a pagare alla tesoreria interessi più elevati di quelli richiesti da REAM, quindi era conveniente rimandare il pagamento. REAM si era dimostrato dal 2012 un buon finanziatore per il Comune ed è anche per questa ragione che il Pubblico Ministero Colace vuole vederci chiaro sui fatti relativi agli anni 2012 e 2013, cioè quando sotto il Sindaco Fassino questa operazione ha avuto origine. 
Se, dunque, il presunto falso del 2016 sembra ormai chiarito c’è però un grande “ma” che è emerso nell’udienza del 17 marzo.
I Revisori dei conti, se da un lato hanno confermato che nel 2016, pur avendo incontrato sul tema REAM la dottoressa Tornoni per due volte, non sono stati informati di alcun problema, dall’altro lato hanno puntato il dito verso l’anno 2017 quando, secondo loro, si è compiuto un chiaro inganno nei loro confronti. Il collegio dei Revisori aveva a più riprese chiesto alla sindaca Appendino e al suo Assessore al Bilancio di inserire nel bilancio del 2017 queste somme per restituirle a REAM in quell’anno. L’inganno, a loro dire, si sarebbe consumato in ben due episodi. 
Il primo con un emendamento a firma della sindaca e dell’Assessore che avrebbe inserito il debito di 5 milioni nel 2018. L’Assessore Rolando avrebbe, su mandato della sindaca Appendino, in un primo tempo garantito ai Revisori che questo emendamento sarebbe stato ritirato e successivamente, nella seduta di Consiglio Comunale del 3 maggio, pur illustrandolo in aula, l’avrebbe invece mantenuto, garantendone così l’approvazione. Secondo i Revisori, infatti, essendo un emendamento di sole cifre, nel quale è riportato l’importo ma non una descrizione, non hanno in alcun modo collegato tale importo con REAM poiché si sarebbero affidati alla rassicurazioni di Rolando sul fatto che l’appostazione nel 2018 non ci sarebbe stata. 
Il secondo riguarderebbe la famosa correzione fatta a penna dal Presidente del Collegio dei Revisori Fenoglio. Secondo tutte le testimonianze raccolte il 17 marzo sarebbe stata, infatti, la sindaca Appendino in persona a chiedere al Presidente Fenoglio di apportare quella correzione traendo, secondo la versione dei Revisori, in inganno tanto il Presidente quanto le altre due componenti del Collegio. Per loro era pacifico, avendolo a più riprese ribadito, che l’anno corretto per la restituzione del debito fosse il 2017, rassicurati in tal senso ancora di più dall’Assessore Rolando che aveva garantito il ritiro dell’emendamento che inseriva i 5 milioni nel 2018. La correzione a penna, fatta in piena notte e con modalità inconsuete, per i Revisori è stata frutto di un inganno voluto dalla sindaca. 
“PRESIDENTE – Si esauri con quello, oppure c’era qualcosa altro.
VERSACI – No, c’era qualcosa altro, che la Sindaca si accorse leggendo che c’era scritto per il famose Ream, 2017 al posto del 2018. Alché Dottor Fenoglio dice… Si, perché avevamo votato un emendamento, un’ora prima, quindi andava in contraddizione con quello che era stato fatto, di fatto, con quello che era stato votato, dopodiché viene messa una stanghetta sopra, viene firmato dal… Viene messa una sigla da parte.
PRESIDENTE – Chi fa la correzione?
VERSACI – Il Dottor Fenoglio. Fa una sigla, nel mentre le due sue colleghe erano sedute, in Consiglio Comunale, di fianco, dietro la presidenza dove io stavo!seduto c’erano delle panchine, erano sedute li con la Dottoressa Tornoni, il Dottor Fenoglio prese il foglio, tornò in aula glielo diede, loro misero la sigla di fianco la sua.
PRESIDENTE – Ci deve essere forse un passaggio intermedio, perché non lo diede direttamente Fenoglio, lo diede da quanto sembra, la segretaria a cui viene dato questo foglio, che si accorge una firma sola, deve essere siglato dagli altri, lei si ricorda in altro modo?
VERSACI – No, no, io mi ricordo che il Dottor Fenoglio firmò.
PRESIDENTE – Quindi lo diede direttamente al Dottor alle altre due.
VERSACI – Fece una sigla e poi gli venne portato dal Dottor Fenoglio in aula alle due Dottoresse De Finis e Rosso, dove aggiunsero la loro sigla.
PRESIDENTE – In aula questo?
VERSACI – Assolutamente si.
PRESIDENTE – Va bene.
AVV. CHIAPPERO – Ecco, ricorda in particolare che cosa venne detto per questa correzione, se era presente?
VERSACI – Non ho capito il senso.
AVV. CHIAPPERO – Cioè quando Fenoglio corregge da ’17 a ’18 e la Sindaca arriva e dice… Ci dica che cosa lei ricorda che la Sindaca disse e se qualcun altro disse qualcosa? Se ci contestualizza il momento.
VERSACI – Il momento fu che la Sindaca si accorse che c’era questo errore e disse: “Ma perché avete scritto ’17, se abbiamo votato un emendamento che dice ’18?”
l’emendamento riguardava il debito fuori bilancio che poi, va bene questa è una cosa tecnica di cui non sono esperto, riguardava un emendamento sul debito fuori bilancio 2018, invece li veniva, c’era scritto 2017, era una contraddizione e venne fatto notare”.
Nell’udienza del 2 maggio si sottoporranno volontariamente alle domande del Sostituto Procuratore Avenati Bassi sia Appendino sia Giordana. Se, infatti, il presunto falso contestato per il 2016 apparentemente sembra chiarito non è affatto così per l’inganno del 2017 e c’è da scommettere che molte delle domande che saranno rivolte loro verteranno proprio sugli stessi episodi citati dai Revisori e dagli altri testimoni sentiti il 17 marzo.

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