di Moreno D’Angelo
Omicidio colposo non volontario. E’ stata modificata, aprendo un vortice di reazioni, l’accusa per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato pre la morte di amianto di 259 persone al processo Eternit bis. Il gup, Federica Bompieri del Tribunale di Torino, nel corso dell’udienza preliminare, ha inoltre dichiarato prescritti un centinaio di casi mentre per gli altri ha ordinato la trasmissione per competenza territoriale alle procure di Reggio Emilia (2), Napoli (8 per Bagnoli), mentre a Vercelli , competente per la sede di Casale Monferrato, sono stati trasmessi 243 fascicoli. In quello che alcuni, come il sindaco di Casale Titti Palazzetti, hanno definito “un preoccupante spacchettamento” solo due casi resteranno a Torino dove il processo riaprirà il 14 giugno.
«Una grossa vittoria» commenta Astolfo Di Amato, avvocato difensore dell’imprenditore svizzero. Alla loro soddisfazione si contrappone l’amarezza e lo sconcerto delle parti lese. Per Sergio Bonetto, uno dei legali di parte civile, «è un fallimento per l’amministrazione della giustizia». L’avvocato ha inoltre manifestato la sua perplessità verso la decisione di smistare gli atti verso altre tre procure: «si allontana così il momento in cui per queste morti si potranno finalmente accertare cause e responsabilità».
Nella sua reazione a caldo di Giuliana Busto, presidente e portavoce di Afeva, l’Associazione familiari e vittime amianto di Casale Monferrato, dopo l’udienza preliminare all’Eternit bis, manifesta: «Amarezza, profonda amarezza, per ciò che è venuto fuori dal tribunale di Torino. Nonostante tutto credo ancora nella Giustizia e posso affermare che ci batteremo per coloro che nel Processo ci sono rimasti, per cercare di includere tutte le parti lese dal 2000 in poi».
Sulla sentenza si è espresso anche l’ex magistrato Raffaele Guariniello, che da pubblico ministero a Torino condusse le indagini sul caso: «Dobbiamo avere una visione positiva: i processi si faranno. L’Italia sarà l’unico Paese al mondo in cui Schmidheiny verrà portato in tribunale. E in quattro posti diversi».
Anche Titti Palazzetti, sindaca di casale Monferrato , città simbolo della lotta all’amianto, manifesta da Roma, dove ha partecipato al Senato alla II Assemblea Nazionale sull’Amianto, manifesta il suo sconcerto per la sentenza e la sua volontà di andare avanti nella battaglia di giustizia: «Sono sconcertata per la soluzione prospettata dal giudice ma comunque soddisfatta per la decisione di rinviare a giudizio Schmidheiny, seppure preoccupata per lo ‘spacchettamento’ in diverse sedi del processo» – e aggiunge –
«Continueremo a lottare per avere giustizia in particolare al Tribunale di Vercelli dove ci saranno i casi del nostro territorio. Lotteremo non solo per rispetto delle vittime di questa tragedia, ma anche per il futuro nostro e dei giovani, affinché sia chiaro che inquinare l’ambiente e trascurare la salute dei cittadini per profitto è un gravissimo delitto che pregiudica la vita delle generazioni a venire».