Libertà di espressione solo se non si hanno condanne. Sembra essere questo il criterio applicato da preside e professori del liceo scientifico Pascal di Milano dove questa mattina si è tentato di interrompere una assemblea degli studenti in autogestione perchè presente un No Tav condannato in primo grado nel maxi processo conclusosi il 27 gennaio scorso.
Ma veniamo ai fatti: nel liceo milanese è in corso una tre giorni di autogestione durante i quali sono stati invitati a prendere parte a corsi ed assemblee anche esterni. Tra di loro anche Stefano, ex studente del Pascal, e recentemente condannato in primo grado a 3 anni e 9 mesi dal tribunale di Torino per gli scontri in Valsusa del 2011.
Stefano era stato invitato alla tre giorni per tenere un corso di orientamento per la scelta dell’università e su questo, precisano gli studenti, nessuno aveva avuto nulla da ridire. Il problema è sorto quando si è deciso di dare vita a una assemblea sulla questione Tav: infatti, in quel caso la presenza di Stefano non è stata gradita e alcuni professori e il preside avrebbero tentato di interrompere l’assemblea proprio per la presenza di un attivista No Tav con una condanna.
«Come studenti del Pascal autogestito – scrivono i ragazzi in una nota su Facebook – abbiamo ritenuto inaccettabile la provocazione di interrompere l’assemblea. Gli stessi presidi e professori che si auto nominano difensori della libertà di espressione riprendendo la vicenda di Charlie Hebdo cercano di impedire a un ragazzo di parlare.
Il pascal è autogestito da tutti gli studenti della scuola e la proposta formativa che mettiamo in campo in questi giorni dipende solo dalla volontà degli studenti stessi».