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lunedì, 2 Dicembre 2024

Libertà di stampa, il Governo cambia rotta. Incontro con Stefano Tallia

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Per i giornalisti e la stampa italiana potrebbe cambiare il vento. Con la nomina del sottosegretario all’editoria Andrea Martella del nuovo governo giallorosso, si ripresentano le condizioni per un dialogo tra la categoria e la politica. E’ fiducioso Stefano Tallia il segretario dell’Associazione Stampa Subalpina, il sindacato dei giornalisti in Piemonte, che quest’anno giunge al termine del suo mandato. Dieci anni nei quali l’editoria è profondamente cambiata, e con essa il modo di svolgere un mestiere, quello del giornalista, che indubbiamente esercita ancora molto fascino sulle giovani generazioni: prova ne sia l’aumento dei collaboratori presso le testate giornalistiche e l’interesse per i master di giornalismo post laurea in Italia.

«Con il sottosegretario Martella abbiamo avviato un’interlocuzione con l’Ordine e coi Sindacati, superando le logiche del precedente Governo gialloverde che attraverso l’Onorevole Crimi aveva posto provvedimenti che avrebbero ridotto i margini della libertà di stampa, con drastici tagli alle cooperative che oggi consentono l’uscita di moltissimi giornali locali sul territorio e che da anni combattono con una crisi pesante» spiega Tallia.

Quindi soddisfatti?

E’ un cambio di rotta. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti: di certo la situazione attuale è concertante.

Perché al pubblico fruitore di notizie, di fatto l’utilizzatore finale dei giornali, della radio tv o del web, deve interessare se un giornalista è “giusto”?

Perché un giornalista serio e professionista è garanzia di qualità della notizia. Dimentichiamo spesso che il giornalismo è uno strumento fondamentale per la democrazia. La rete ha indotto nel pubblico l’idea che l’informazione sia gratis, ma non lo è. C’è sempre qualcuno che paga ed è importante sapere chi è.

L’informazione è paragonabile a un’industria?

L’informazione è un bene pubblico ma, se escludiamo la RAI, è anche un’industria gestita da privati. Una legge che tuteli in ogni sua forma la libertà di stampa tutela al tempo stesso il giornalista e la corretta informazione. In questo modo possiamo combattere anche il fenomeno delle fake news: con leggi che impongano la qualità dell’informazione, proteggiamo il pubblico dalle notizie distorte o, ancor peggio, false.

False, o sottratte, capita anche questo…

Mi auguro fortemente che il Governo converga sulla legge sul copyright approvata dall’Unione Europea. Canali web poco seri cannibalizzano il lavoro, al contrario professionale, di molti colleghi. Viene fatto con copia e incolla che sono lanciati in rete e spacciati all’utente come proprio. Così viene rubato un lavoro del giornalista pagato da altri, ma al contempo quel canale vive di pubblicità e quindi guadagna. 

Nel 2019 ha ancora senso l’esistenza di un ordine dei Giornalisti?

C’è chi vorrebbe abolirlo ma al contrario serve mantenerlo con una seria riforma: la legge che lo ha costituito nel 1963 è ormai superata. L’Ordine dev’essere lo strumento a tutela dei cittadini e dei giornalisti, con deontologia tutelata per qualità.

Nel far west della notizia come su può capire se fidarsi di ciò che si ascolta o si legge?

E’ importante e motivante premiare chi vuol fare buona informazione, perché comporta sacrificio, investimento economico, visioni imprenditoriali proiettate al futuro. Con il coinvolgimento degli Enti Pubblici, è utile stabilire il riconoscimento di un bollino di qualità a chi lavora bene e seriamente, in rispetto delle regole deontologiche. E’ normale commettere degli errori, ma è altrettanto urgente differenziare dal caos attuale la buona informazione.

Le donne nel giornalismo sono sempre di più. Ci sarà una quota azzurra prima o poi?

Le statistiche confermano che sono molte le donne che scelgono questo mestiere ma pochissime sono in ruoli di responsabilità apicali e sono sottoimpiegate rispetto alla loro capacità. In questo il nostro sindacato ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo. La nostra presidente Alessandra Comazzi è la prima donna e free lance a ricoprire un ruolo del genere. E’ una strada tutta da percorrere ma ci sono buone sensibilità, con aziende importanti che hanno previsto il nido interno affinché una giornalista non debba scegliere tra la maternità e il lavoro.

Il sindacato ha avuto in questi anni molta attenzione per le sensibilità femminili..

Penso al progetto L’ambulanza dal cuore forte, che nel 2013, grazie all’impegno di decine di colleghe, ha raccolto un carico di farmaci per i profughi siriani. Penso alla mostra del 2016 di Palazzo Madama sulle donne fotoreporter di guerra, che ha portato a Torino le dieci firme più prestigiose a livello internazionale in questo campo. Penso alle iniziative di Giulia (giornaliste unite libere autonome) e ai corsi di formazione dedicati alle questioni di genere: appuntamenti che hanno reso migliore la nostra associazione e contribuito a far crescere una coscienza critica su questi temi.

A proposito di donne, manca molto Vera Schiavazzi, anima del master Giorgio Bocca e grande giornalista, scomparsa nel 2015..

La sua lotta per i diritti dei colleghi e delle colleghe era senza sosta, una grande professionista, grande donna e amica. Il 25 ottobre, alle 18, al Circolo dei lettori, presenteremo il libro “Il Sindacato allo specchio: le sfide del nuovo millennio”: con il coordinamento di Emmanuela Banfo nella prima parte, la seconda riproporrà “Dalla parte dei diritti” che fu la tesi di laurea di Vera Schiavazzi nel 2000. Sarà presentato nell’ambito del Premio Morione, alla presenza di Gad Lerner, del Presidente dell’ordine dei giornalisti del Piemonte Alberto Sinigaglia e di Alessandra Comazzi.

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