L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha annunciato che l’Unità di Protezione del popolo curdo (YPG) ha ricatturato l’area sud di Kobane dopo una violenta battaglia contro l’ISIS iniziata lunedì sera. Martedì mattina i curdi hanno bombardato le postazioni dell’ISIS a Kobane. Saleh Muslim, capo dei curdi in lotta contro l’ISIS, ha affermato che l’YPG sta avanzando rapidamente e che presto potrebbe ricatturare la città.
I fatti si accompagnano alle parole dal momento in cui le forze curde bombardano senza sosta il sud di Kobane. L’ISIS intanto manda rinforzi: ieri ha richiamato alla base di al Bab, in provincia di Aleppo, una decina di combattenti, per poi mandarli a Manbej dove, a una breve preparazione seguirà la partenza per Kobane. Sempre l’Osservatorio ha dichiarato che quest’anno l’ISIS ha mandato più combattenti nella sola Kobane che nelle altre città (Aleppo, Deir Ezor, al Raqqa, al Hasaka) dove lotta da due anni contro l’opposizione siriana moderata e battaglioni a carattere islamico. Nei soli ultimi tre giorni del mese di ottobre sono stati uccisi almeno 100 combattenti dell’ISIS provenienti da Aleppo e al Raqqah. L’ISIS, ormai, conta per lo più soldati inesperti che, dopo un brevissimo periodo di addestramento vengono mandati a Kobane. L’ISIS subisce ferite anche su un altro versante: di due giorni fa il tweet del portavoce dell’ISIS, Abu Mohammed al Adnani, dove annuncia che il califfo è rimasto vittima dei bombardamenti nemici.
Lo stesso al Adnani ha fatto sapere che al Baghadi è stato colpito nel distretto di al Qaem, in provincia di Anbar (Iraq), mentre il portavoce del Centro di comando USA per le missioni in Medio Oriente non ha potuto confermare se venerdì il califfo era tra le vittime dei bombardamenti di Mosul, mirati proprio ad uccidere il leader. Conferma del ferimento anche dal ministro degli interni iracheno secondo cui sarebbero rimasti uccisi, nello stesso bombardamento, altri leader del gruppo terrorista.
Mentre Al-I’tisaam Media, affiliate all’ISIS, ha ieri annunciato la morte del califfo, il portavoce del gruppo dichiara: “Assicuriamo per lo Stato che Amir Abu Bakr al Baghdadi sta bene e vi chiediamo di pregare Dio per la sua salvezza”.
Per calmare un po’ le felici acque del mondo occidentale ha poi aggiunto: “Credete che lo Stato finirà con la morte del Califfo?”. Vedendo l’andamento dei fatti forse neanche il califfo in persona, sempre che vivo sia, potrebbe fare una dichiarazione del genere.