Il quinto numero del giornale No Tav “Lavanda” è finito dentro un archivio aperto dalla Procura di Torino. Un’acquisizione voluta nata da un’intervista in cui secondo l’accusa si inciterebbe al sabotaggio.
«Il sabotaggio è ritenuto vantaggioso perché – si legge nelle frasi incriminate – dal punto di vista dell’efficacia, ci sono state centinaia di migliaia di euro di danni inflitti al partito del Tav senza che il nostro movimento abbia avuto né feriti né fermati».
E poi, sempre nell’intervista si chiede coerenza agli attivisti del movimento che da vent’anni si oppone alla grande opera inutile: «Non si può sostenere pubblicamente il sabotaggio e poi, quando delle betoniere vanno a fuoco, dire che sono state le ditte stesse a incendiarle per riscuotere i premi assicurativi».
«Ciò che è mancato – conclude – al movimento No Tav è un’adeguata diffusione delle azioni al di fuori della valle».
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