Tra gli oltre 50 ordini esecutivi emanati da Donald Trump, l’ultimo riguarda il ricorso alla prigione di massima sicurezza a Guantanamo a Cuba, come enorme centro di detenzione per decine di migliaia di migranti illegali.
Questo approvando provvedimenti che rendono più facile la detenzione e anche l’espulsione di stranieri senza documenti, anche se richiedenti asilo.
Comprese le persone colpevoli di reati minori come furto e taccheggio, definiti da Trump come “i peggiori criminali che minacciano gli Stati Uniti.
In questo piano feroce rientra la trasformazione della prigione di Guantanamo a Cuba in un enorme centro di detenzione di migranti illegali.
Una realtà visivamente rimasta impressa per quelle tute arancioni dei detenuti che riporta alla lotta, aperta dopo l’11 settembre 2001, contro il terrorismo internazionale. I tempi di Al Queda e di George W. Bush, ma anche un luogo oggetto di forti critiche per le accuse di torture e maltrattamenti.
Una realtà su cui da tempo è scesa una cappa di silenzio.
In breve tempo si è così passati dalla possibile chiusura di Guantanamo all’ordine esecutivo con cui Trump ha appena dato mandato, al dipartimento Difesa e della Sicurezza interna, per l’avvio dei lavori per rendere la prigione in grado di gestire una massa enorme di migranti.
Migranti che appare davvero difficile considerare tutti come dei criminali o dei pericoli.
L’attuazione di questo piano è indubbio che rappresenti anche un facile strumento di consenso in realtà occidentali che, senza l’apporto dei migranti, sarebbero in enorme difficoltà sul piano produttivo e sociale.
Trump ha finora firmato oltre 50 ordini esecutivi (con 78 revoche dei decreti a firma Biden) riguardanti il ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanita (negazionismo climatico) , e per negare la cittadinanza ai bimbi figli di immigrati senza permesso di soggiorno, cui si è ora aggiunto quello su Guantanamo.
Tra gli atti del presidente tycoon spicca la grazia riconosciuta in massa agli assalitori di Capital Hill, la caccia ai migranti reimpatriati o allontanati in catene. In questa sequela di dure posizioni rientra l’avversione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump (78 anni) e la volontà di contrastare la pericolosa ideologia gender. In tal senso ha disposto al ministero della Difesa che si pervenga al divieto per le persone transgender di operare nelle forze armate. Si tratta di un provvedimento che Trump aveva tentato di far passare nel suo primo mandato ma , con l’arrivo di Biden non se ne fece più niente (e meno male che sono tutti uguali..).
Emergono tendenze suprematiste e conservatrici, cariche di ordinaria omofobia, che in America stanno mettendo in crisi le normative abortiste, mentre si tagliano i fondi e si licenzia personale impegnato in quei programmi di diversità, inclusione, giustizia ambientale, sviluppatisi negli anni ’90, attraverso normative e iniziative sulla parità di genere. Un quadro allarmante che vede un aumento delle discriminazioni anche sulle minoranze sessuali.
Due parole finali su questi executive order che manifestano sempre più, con alta visibilità, le linee operative del presidente appena insediato. Rappresentano infatti una sorta di biglietto da visita che evidenzia pubblicamente il loro tener fede agli impegni elettorali.
Sono provvedimento di forte impatto mediatico e di immediata efficacia senza l’approvazione del Congresso, che però risultano facilmente contestabili dai Tribunali. In tal senso sono da vedere i diversi ricorsi sollevati da procuratori di stati governati dai democratici in particolare sullo quello Ius Soli che nega la cittadinanza ai bimbi nati sul territorio statunitense, figli di immigrati senza permesso di soggiorno. Una disposizione in contrasto con quanto afferma il 14mo emendamento della Costituzione.