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lunedì, 10 Marzo 2025

Elezioni Francia, Macron stravince. Crollo Le Pen

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di Bernardo Basilici Menini

La vittoria, secondo analisti e sondaggi, era attesa, ma non con questo margine. Emmanuel Macron è stato eletto Presidente della Repubblica francese con una percentuale bulgara, sconfiggendo la candidata di destra Marine Le Pen nel secondo turno delle elezioni per la carica di capo dello Stato. Questo l’esito di un testa a testa senza esclusione di colpi, tra il candidato di centro a stampo europeista e liberista, accusato di posizioni filo establishment, e la candidata di destra nazionalista, tacciata di neo fascismo.

VOTI E PERCENTUALI. Macron, a questo punto il più giovane Presidente della Repubblica Francese ad appena 39 anni, si afferma con circa il 65% dei voti, lasciando alla sfidante il 35%. Affluenza in calo (astensione al 25%) a probabile dimostrazione di come entrambi gli appelli da parte di En March! e Fronta Nazional per una scelta nettamente bipolare siano stati disdegnati dagli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio, che, tra sinistra e centrodestra, al primo turno hanno raccolto poco più del 50% dei voti validi

LE DICHIARAZIONI. «Renderò servizio al Paese, ai francesi. Lo farò con umiltà e con forza, in nome dell’uguaglianza, della fratellanza e della libertà – dice Macron, riprendendo l’inno repubblicano – So che non è stato semplice, ma ci aspetta un grande compito e lo affronteremo con audacia, la nostra stella polare». Una parola anche per gli elettori della Giovanna D’Arco in salsa nazionalista: «Hanno espresso il loro malcontento, la loro rabbia, e li rispetto. Farò tutto quel che posso in questi cinque anni per fare sì che queste persone non abbiano più alcuna ragione per votare l’estremismo». «La Francia ha scelto per la continuità – commenta invece Marine Le Pen – Ora la sfida è tra patriottisti e mondialisti, dobbiamo rinnovare profondamente il Front National, ma per noi è un risultato storico». Le Pen chiude con una frase dura, a effetto: «Chi ha votato Macron si è screditato da solo».

L’ANALISI DEL VOTO. La vittoria si prospettava agibile per il candidato centrista, ma non così tanto netta. D’altronde, l’appello rivolto agli elettori da entrambi i candidati – chiamata alle armi per l’europeismo contro il nazionalismo da un lato, adunata generale contro i “poteri forti” nazionali ed europei dall’altro – ha sortito effetti desiderati solo per Macron, ribaltando quanto era successo solo pochi mesi fa con l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca. Su En Marche! converge la larga maggioranza di tutti gli elettori che hanno deciso di correre alle urne, lasciando da parte l’identità partitica. A dimostrazione che i francesi, largamente sparpagliati tra destra e sinistra, hanno optato per l’opzione meno radicale, mantenendo il Paese verso la continuità. La scelta di Le Pen, quindi, non ha avuto riscontri. Sulla candidata di destra pesa in modo non marginale anche l’ultima settimana di campagna elettorale, che, tra dibattiti televisivi e contestazioni pubbliche, ha consegnato ai francesi una Marine decisamente meno monolitica di quanto apparso in precedenza, quasi debole, inaffidabile.

TRA PRESENTE E FUTURO. I richiami sono tutti alle elezioni del 2002, quando Jacques Chirac spezzò la rappresentanza nazionalista imponendosi sul padre della odierna candidata, Jean-Marie Le Pen, con oltre l’80%. In questa tornata doveva essere diverso – e in parte non trascurabile lo è stato, considerando le percentuali – ma la convergenza sulle forze moderate francesi, oggi come ieri, risulta imbattibile. Ma per Emmanuel Macron la strada è decisamente meno in discesa di quanto possa sembrare dal trionfo odierno. Il Paese d’Oltralpe, infatti, a giugno torna a votare nelle legislative, per eleggere il nuovo Parlamento. In in clima in cui il terzo e il quarto partito, i repubblicani di Fillon e la sinistra di Melenchon, che da soli rappresentano il 40% dell’elettorato, non sono sicuramente disposti ad accordare al neo Presidente una fiducia incondizionata, la stabilità politica e la tenuta di governo sono tutt’altro che scontati. Insomma, pur considerando che il presidenzialismo francese darà Macron le chiavi in mano, un Parlamento che sarà in maggioranza ostile o non totalmente collaborativo potrebbe rendere il trionfo dell’enfant prodige molto meno definitivo di quanto sembri.

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