La prima della classe che tutti si immaginano laureata e in carriera. E non certo casalinga e madre di quattro figli. Sono stupiti i compagni di scuola di Elena Ceste, la donna scomparsa dalla frazione Motta di Costigliole d’Asti il 24 gennaio. La Elena che conoscevano non può essere quella di cui ora tutti i giornali e le televisioni parlano.
Ma facciamo un passo indietro.
È il 23 gennaio. Elena è scossa. Fino a quel momento il marito Michele Buoninconti, vigile del fuoco di Alba, non sospetta nulla. Per lui, quella che ha accanto da tanti anni è sempre la stessa. Eppure dentro la donna qualcosa sta per esplodere.
La trova accucciata per terra tra la cucina e la sala, mentre piange con accanto la figlia più piccola di due anni. «Non mi lasciano stare».
Poi quegli sms: «Perché non mi rispondi al telefono, se ti sei rivolta a me è perché ti senti sola», «ti voglio bene», «vediamoci al solito posto».
Buoninconti li fa vedere agli inquirenti, ma mancano le risposte di Elena. Come dice il marito, la donna si chiude nel silenzio e «non collabora».
Parla però di un video e di due uomini che la starebbero ricattando.
Uno in particolare, un ex amico di scuola dei tempi di Torino, ritrovato grazie a Facebook. Elena dice che è lui a guidare il “complotto”.
Poi dice di sentire delle voci dentro la testa.
Al mattino a Michele sembra che la situazione sia tornata alla normalità. E invece Elena continua ad essere assente e gli chiede di portare lui i figli a scuola perché lei non si sente bene.
Facciamo ancora un passo indietro.
Di quale video parla Elena? Secondo al racconto che fa al marito sarebbe stato girato dal vecchio amico, incontrato in un supermercato e con cui si sarebbe appartata in una cava. Qui l’uomo avrebbe ripreso, sempre secondo la donna, con l’aiuto di una terza persona, il rapporto clandestino. «Io ero immobile non riuscivo a muovermi. Non ero in me», racconta Elena.
Torniamo alla mattina della scomparsa. Michele accompagna i figli. Sono le 8.15. Al suo rientro Elena non c’è. Le ciabatte e il maglione sono vicino al garage, davanti al cancello di ingresso c’è il resto dei vestiti, gettati come se qualcuno glieli avesse sfilati da dosso.
A questo punto il Buoninconti sale in macchina e perlustra la zona, fino a Govone, dove i genitori di lei hanno una casa. Nessuna traccia. Ritorna a casa, chiede a una vicina se ha visto qualcosa. Lei l’ultima volta che l’ha vista erano le 8.15, era nel giardino di casa in pantaloni e maglietta.
Ipotesi solo ipotesi su che fine abbia fatto.
Avrebbe potuto decidere di fuggire da quella vita a bordo di una corriera, forse verso Asti oppure alla prima stazione per andare a Torino. Da sola o con qualcuno: entrambe le piste restano in piedi. Come resta in piedi quella peggiore. Il fiume Tanaro è a due passi. Dopo un campo. Un corso d’acqua che, come dice la gente del posto è avaro, non restituisce quello che ingoia.
Neppure i corpi di chi ha deciso di chiudere con la vita.
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