Un freddo che non accenna a placarsi al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di corso Brunelleschi, a Torino, dove da otto giorni «la caldaia è rotta e tutti sono costretti a dormire con le giacche». È una situazione intollerabile quella denunciata dal deputato di Sinistra Ecologia Libertà Giorgio Airaudo e dai consiglieri di Sel Marco Grimaldi (in Regione) e Michele Curto (in Comune). A questo si aggiunge il fatto che, affermano, «per 24 persone che vivono nella struttura ci sono 45 operatori: un rapporto uno a due che non ha alcun senso».
I tre esponenti di Sel hanno pubblicato un video – denuncia in cui si vede un loro sopralluogo (avvenuto dopo un tentativo respinto) e chiedono, come dice Grimaldi, «l’immediata chiusura del Centro di identificazione ed espulsione». Si tratta, sostengono, di «un’emergenza, che ci è stata segnalata non sono dagli ospiti ma anche da polizia e Croce Rossa, che hanno mandato una lettera al Prefetto».
«Proprio mentre l’inverno si fa più rigido, 24 persone, che – ricordiamo – sono detenute per il solo fatto di non essere ancora state identificate, si trovano al freddo insieme agli addetti e agli operatori del centro. Venerdì abbiamo chiesto per ore di entrare per controllare di persona le condizioni degli immigrati. Dopo essere stati respinti, finalmente sabato mattina ci è stato consentito di accedere alla struttura».
Non solo. È stata la stessa Croce Rossa, infatti, a non partecipare all’ultimo appalto che si è svolto ad aprile per la gestione del Cie. Il motivo? «Si è passati dal garantire 55,50 euro al giorno a persona, e prima degli incendi che hanno devastato la struttura si arrivava a 220 migranti – afferma Curto – a abbassare la cifra a 37,80 euro, davvero pochissimo se si pensa che in teoria ci dovrebbe essere assistenza medica e psicologica 24 ore su 24. Adesso l’appalto ce l’ha in mano la cooperativa Acuarinto, la stessa del Cara di Roma, dove i migranti si sono cuciti le bocche con un filo di rame in segno di protesta».
Ora, i tre esponenti di Sel hanno intenzione di occuparsi della questione. «Io farò alcune interpellanze in Parlamento – promette Airaudo – Grimaldi un atto di indirizzo in Regione, mentre Curto se ne occuperà in Comune, dove la situazione è più delicata, dal momento che un anno fa è stata approvata una mozione in cui si chiedeva la chiusura del Cie, cosa che poi non è accaduta».
«Ormai i migranti che vivono nel Cie sono pochissimi – conclude Grimaldi – e con alle spalle storie diversissime: si va da chi ha commesso reati a chi, invece, lavora da anni in Italia ed è semplicemente senza permesso di soggiorno non per colpa sua. Degli stranieri irregolari in Italia l’1% passa per i Cie e il fatto che a Torino ci vivano 23 persone parla chiaro: è il caso di chiuderlo».