Chiara Appendino interviene sulla questione Tav in consiglio comunale e dice che non ci saranno imposizioni, che verranno ascoltate le ragioni del sì anche se lei ribadisce la sua contrarietà all’opera. Ma la notizia, se sarà confermata nella sostanza, è che non appena sarà terminata l’analisi costi benefici dell’opera, si aprirà un confronto con il territorio.
Naturalmente è ancora presto per capire chi farà parte del tavolo, come e con quali carte in mano potrà sedersi. Ma per ora è qualcosa di meno di un niet. Se questo possa significare salvare almeno il maxitunnel, si vedrà.
«Ho sentito il ministro Toninelli stamattina, stanno elaborando l’analisi costi-benefici della Tav. Mi ha detto che quando sarà chiusa ci sarà un confronto con il territorio», ha detto la sindaca aggrappandosi poi a un concetto già noto e che le torna utile quando decide di defilarsi: «La decisione spetta al governo – ha ribadito – un consiglio comunale e un sindaco non possono bloccare un’opera. Il mio compito è di ascoltare, essere garante nei confronti del governo di voci che si stanno sollevando, per un confronto civile».
«Il ministro Toninelli – ha detto ancora Appendino – mi ha assicurato che finita l’analisi non ci sarà una scelta calata dall’alto, ma ci sara’ un confronto con il territorio».
«Io lavoro nell’interesse della città, l’ho fatto dal primo giorno e continuo a farlo. Credo che in un momento di tensione il sindaco abbia il dovere di tentare di ricucire, che non significa di chiedere a qualcuno o alle imprese di cambiare la propria posizione».
Forse anche non in un momento di tensione, ma cosa davvero significhi “ricucire” non è facile da capire per quanto Appendino si sforzi: «La posizione di questa maggioranza e del M5S e anche mia personale sulla questione Tav – ha aggiunto – è nota, non è una novità che siamo contrari all’opera. So che ci sarà una manifestazione, ci sono delle persone che stanno legittimamente esprimendo dissenso, esprimono le loro ragioni. Un sindaco ha il dovere di ascoltare, la porta qui è sempre aperta». Posizione ecumenica che stride con l’uscita della città dall’Osservatorio.