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giovedì, 5 Dicembre 2024

A Torino non ci si sposa più: il wedding è in crisi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Con l’emergenza Coronavirus non ci si sposa più. Il settore del wedding stima una perdita di oltre 300 milioni di euro nell’area metropolitana torinese.

Una crisi che non ha colpito non solo la ristorazione, gli stilisti e i negozi, ma anche una parte considerevole dell’indotto come liberi professionisti, truccatori, parrucchieri, fioristi, gioiellieri, fotografi, videomaker, musicisti e animatori. A Torino ci sono 340 studi fotografici che lavorano solo con i matrimoni., come spiega l’Ascom.

“Bisogna comprendere che per ogni decreto del governo che proroga il lockdown di settimane, le imprese registrano disdette di mesi e il relativo spostamento delle date nella stagione invernale”, spiegano gli operatori del settore .

“L’economia del nostro paese – commenta Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia – è caratterizzata da forti legami fra categorie e filiere, il mondo del wedding ne è un tipico esempio. Lo stop alle cerimonie imposto dal lockdown ha inevitalmente travolto il settore dell’enogastronomia, della moda, dei servizi e persino del turismo con effetti non solo sul 2020 ma anche sulla stagione del 2021. La nostra richiesta è che nella “fase due” si possa conciliare l’esigenze di sicurezza con uno spedito ritorno alla normalità anche per quanto riguarda uno delle tradizioni piu forti della nostra socialità, per impedire che le imprese del settore vedano bruciare il fatturato di un intero anno di lavoro”

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