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venerdì, 19 Aprile 2024

Tra i due litiganti…c’è Calenda

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«Siamo Europei può diventare un partito. Io sono iscritto al PD, lavoro con Zingaretti. Ma serve un soggetto di centro liberal-democratico». Così Carlo Calenda manifesta la sua fedeltà al Partito Democratico, ma in cuor suo sa bene di come lui (forte del risultato ottenuto alle recenti elezioni) possa essere una risorsa importante per far tornare il centrosinistra nuovamente forza di governo.

Già, lui che è stato il candidato dem più votato alle Europee con 272 mila preferenze nel Nord Est.

Ecco dunque che la fotografia di lui, insieme a Irene Tinagli (anche lei espressione di numerose preferenze del collegio Nord-Ovest) e  Matteo Renzi alla reunion di Milano precendente alla tornata elettorale delle Europee, può far pensare ad un nuovo progetto politico credibile.

Un progetto che parli ad una buona parte di elettorato moderato con sentimenti progressisti, ma anche ai tanti indecisi, ai tanti delusi dai vari tentativi di movimenti e partiti non schierati o di natura centrista. Un progetto politico che possa puntare a raggiungere un 30-35% di consensi che unito ad un PD, a questo punto rimaneggiato, ma forte di un 15% (quello che un tempo si sarebbe chiamato “zoccolo duro”), potrebbe riportare il centrosinistra nuovamente alla guida del Paese.

Cultura ed istruzione, lavoro e diritti civili e sociali sono i valori che “sulla carta” potrebbero accomunare i due partiti. Insomma questo autunno potrebbe essere davvero caldo, con un governo Lega-Cinque Stelle sempre più in bilico, alle prese da una parte coi continui dissidi tra le parti di maggioranza e dall’altra con una manovra finanziaria lacrime e sangue.

E una nuova proposta politica pronta a competere per le eventuali elezioni nel 2020, troverebbe terreno fertile. Ma Calenda precisa: «Mi muoverò solo se la decisione sarà condivisa». Aggiunge: «Per essere chiari non ho mai detto che fonderò un partito. Ho anzi specificato che rimango nel PD e solo se me lo chiedesse Nicola Zingaretti, in vista di un’alleanza elettorale, potrei dare una mano a costruire la gamba liberaldemocratica. Mi pare che il ragionamento sia stato invertito».

Non ci resta che attendere la oramai rituale Leopolda di ottobre.

Quello sarà un appuntamento da tenere d’occhio con ancor più attenzione del solito perché potrebbe sancire la definitiva nascita di un qualcosa di nuovo. E come dice un vecchio adagio: tra i due litiganti (di governo) il terzo etc, etc.

Scritto da Roberto Longo

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